I terminal portuali campani si ribellano alla nuova sovrattassa regionale
Assiterminal e Fise Uniport valutano anche il ricorso contro un provvedimento che potrebbe avere “effetto emulatorio” in altre parti d’Italia
Dopo il megarincaro del 2023 evitato in extremis (almeno per ora), i canoni concessori tornano in testa alle preoccupazioni dei terminalisti portuali, per il momento solo in Campania.
Con una lettera che in queste ore sta arrivando a tutte le imprese operanti nei porti di Napoli, Salerno e Castellammare, l’Adsp del Mare Tirreno Centrale – in nome e per conto della Regione in virtù di una legge adottata da quest’ultima sul finire di luglio – sta infatti richiedendo di corrispondere all’ente regionale un’imposta sui canoni di concessione che per l’anno corrente può variare (a seconda della durata dell’atto di concessione) dal 10% al 25% del canone annuo, nonché addirittura gli arretrati per i precedenti 5 anni.
“Il risultato è che”, evidenziano Pasquale Legora de Feo, presidente di Uniport e Tomaso Cognolato, presidente di Assiterminal “gli operatori della logistica portuale, crocieristica e dei collegamenti di cabotaggio della Campania entro il 15 settembre prossimo (un termine assolutamente inusitato e senza precedenti) si troveranno nella condizione di dover procedere al pagamento di importi aggiuntivi a quanto dovuto per l’ordinario canone di concessione demaniale. Per di più con la pretesa di sanzioni aggiuntive, interessi e spese che potrebbero arrivare a triplicare l’importo da pagare”.
Secondo le due associazioni “una tale situazione costituisce l’ennesimo atto che va in direzione contraria rispetto a un’esigenza di visione sistemica della portualità nel Paese da tempo reclamata da tutto il cluster marittimo portuale italiano, peraltro dopo che il recente Decreto infrastrutture non ha certamente appianato il contezioso sull’ingiustificato aumento del 2023. Evidente l’aggravio ingiustificato di costi in una fase oggettivamente critica per gli operatori portuali e un freno alla competitività delle imprese. Sicuramente una condizione senza pari in altre Regioni italiane, che rischia un effetto emulatorio e che altera di fatto la capacità dei porti campani di competere in mercati che sono di dimensioni ben più ampie del territorio di una singola regione e in, alcuni casi, addirittura può mettere a rischio investimenti programmati e livelli occupazionali”.
Da qui il proposito di Uniport e Assiterminal di “trovare in tutte le sedi, giurisdizionali e politiche (regionali e nazionali) le soluzioni idonee a salvaguardare la competitività delle imprese ed a ristabilire condizioni concorrenziali, se non identiche almeno compatibili, con quelle di imprese localizzate in altre Regioni che operano negli stessi mercati nazionali e internazionali”.
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