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Interviste

“Da una stazione di servizio a una flotta di navi”: Mariella Amoretti racconta Amoretti Armatori

Il fondatore Odoardo Amoretti ha iniziato come autista e sviluppato l’attività passando per i depositi, le bettoline fluviali, fino ad arrivare alle tanker. Al vertice aziendale solo donne

di Nicola Capuzzo
14 Novembre 2025
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Dell’Abate Marialaura – Amoretti Mariella – Dell’Abate Costanza

Genova – “Mio padre Odoardo Amoretti aveva come titolo di studio la terza media. Ha iniziato a lavorare come autista di camion nell’azienda di mio nonno e nel 1948 fondò la nostra impresa familiare aprendo la prima stazione di servizio sulla via Emilia perché aveva capito che ci sarebbe stato un boom economico nel Dopoguerra. Nel corso degli anni seguenti aprì altre decine di stazioni di servizio, depositi, poi l’attività evolse in un’azienda di distribuzione di carburanti con una flotta di autotreni che facevano la spola fra Porto Marghera e Parma. Un giorno pensò che, se avesse sfruttato l’acqua dolce (il fiume Po, ndr), avrebbe risparmiato sui costi e reso più efficiente questa logistica, quindi la flotta di camion venne sostituita da una flotta fluviale. Dall’acqua dolce si è poi passati al mare”.

Con questo ricordo Mariella Amoretti, amministratrice delegata di Amoretti Armatori, sintetizza la nascita e lo sviluppo di un gruppo che, nato a metà del secolo scorso con una stazione di rifornimento nei pressi di Parma, è evoluto nel corso dei decenni fino ad arrivare oggi a controllare e gestire una flotta di 11 navi cisterna attive a livello internazionale (soprattutto in Mediterraneo e in Nord Europa) tramite le società Marittima Emiliana (nel 2024 oltre 29 milioni di fatturato e 9 milioni di utile netto) e Marittima Etnea (24 milioni di fatturato e quasi 3 milioni di profitto).

Ammettendo di essere stata “abbastanza trascinata” a Genova (è notoriamente molto low profile mediaticamente) dall’amico Carlo Cameli per l’intervista pubblica organizzata presso il Galata Museo del Mare nell’ambito degli ‘Incontri in Blu’, Mariella Amoretti ha ripercorso le tappe di una vita professionale che l’ha portata a ottenere due anni fa il titolo di Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo essere stata la prima armatrice donna entrata nel Consiglio direttivo di Confitarma nei primi anni Duemila, oltre che (attualmente) la prima vicepresidente dell’associazione. Nel 2023, per alcuni mesi, era stata anche presidente ad interim della Confederazione Italiana Armatori.

“Sia in azienda, che in Confitarma, che sul mercato non mi sono mai tirata indietro, mi sono guadagnata la stima facendo le cose. Lo shipping un mondo maschile? Con la pazienza li ho abituati tutti alla presenza di una donna nel settore. Per fare questo lavoro ci vuole grande passione e perseveranza” ha raccontato. “Al tavolo delle trattative non aveva importanza che io fossi donna, non ho mai avuto problemi perché portavo la serietà della mia azienda. Bisogna anche sapere girare le cose in maniera positiva. Girando il mondo, di me si ricordavano tutti in questo ambiente essendo una delle pochissime donne”.

Una delle particolarità di Amoretti Armatori è proprio il fatto che quasi tutto il top management è al femminile: la sorella Rina riveste il ruolo di presidente, la figlia Costanza è fleet manager e Marialaura administration manager. Mariella Amoretti è laureata in giurisprudenza perché il padre Odoardo, oltre alla figlia Rina che già si occupava di contabilità, aveva bisogno di chi si occupasse di aspetti legali. “Da piccole nostro padre ci mandava alle Poste a spedire le raccomandate, poi mi sono occupata anche di contabilità, di assicurazioni, ecc. Mio padre dava spazio ma era vietato sbagliare” ricorda l’armatrice emiliana.

Odoardo Amoretti si lamentava “perché il fiume Po non veniva curato, le bettoline avevano pescaggio troppo profondo, per cui fece un progetto di trasformazione di nave da fluviale a marittima e con quello si presentò a Roma presso una oil major andando al primo piano dove c’era l’ufficio dei trasporti marittimi. Sapeva che quella nave sarebbe stata adatta a servire un porto in Adriatico con basso pescaggio per cui uscì da quell’ufficio con in tasca quello che fu il primo contratto time charter per una nave del nostro gruppo”. Nel corso degli anni la famiglia ha gestito anche cantiere sul Po dove si facevano i vari laterali ma, una volta scelto di puntare verso il mare con gli investimenti navali, la navigazione sul Po venne definitivamente accantonata. Alcuni dei passaggi chiave dell’azienda storicamente sono stati: le bettoline per il trasporto fluviale, le navi per il trasporto marittimo e poi l’acquisto di sei navi gemelle per il mercato del Nord Europa (l’internazionalizzazione della compagnia). Negli anni ’90 Odoardo Amoretti fu tra i primi a ideare le navi a doppio scafo.

“Era un grande lavoratore, lavorava sempre” ha ricordato la figlia. “Diceva che se ti abitui a non farle le ferie poi non ti mancano. In estate portava la famiglia in vacanza a Forte dei Marmi e lui tornava a Parma a lavorare. Per noi figlie il sogno era quello di lavorare nell’azienda di papà. Abbiamo sempre saputo cosa succedeva in azienda perché a tavola si sentiva parlare sempre di quello”.

Durante l’intervista non poteva non essere affrontato anche il tema delle poche donne ai vertici nel mondo dello shipping. “In Italia forse è così ma all’estero ci sono, in Grecia e in Nord Europa ce ne sono molte. Forse in Italia ci sono poche shipping company in generale. È uno stereotipo, ci vuole molta pazienza e passione”. Ha scherzato anche sul fatto che il papà “non aveva alternative con due figlie femmine ad affidarci l’azienda. Sono stata comunque una privilegiata perché ho trovato una linea tracciata che abbiamo seguito. L’imprenditore vero e proprio è stato mio padre”. Il consiglio alle nuove generazioni è quello di “non porsi limiti se uno ha un’idea e la vuole realizzare, ma ci vuole grande passione”.

Riavvolgendo il nastro della propria vita professionale, Mariella Amoretti ricorda in particolare il giorno in cui è stata nominata Cavaliere del lavoro: “Un riconoscimento che mi ha fatto molto piacere e che non mi aspettavo. È stato un momento importante e quel giorno, forse per la prima volta, ho iniziato a pensare che avevo fatto qualcosa di buono; fino a quel momento mi era sembrato di avere semplicemente portato avanti l’azienda di famiglia. Ho avuto una vita imprenditoriale faticosa in certi momenti, molte soddisfazioni, una bella famiglia e un’impresa che, nonostante i venti che hanno tirato dopo il 2008, è passata indenne a un momento per molti di grave crisi senza nemmeno aver dovuto ristrutturato l’indebitamento”.

Con la sorella Rina vanno molto d’accordo, in sala riunioni a capotavola siedono loro due, sono state grandi alleate “per sviluppare al meglio un’azienda da lasciare alle generazioni future”. Anche suo marito, che svolge la professione di chirurgo, è stato di grande supporto nella gestione famigliare e Mariella Amoretti dice di essere stata più comprensiva verso le figlie di quanto lo fosse stato suo padre con loro.

Analizzando infine il momento attuale dello shipping internazionale, la numero uno di Amoretti Armatori, ha detto: “Navighiamo a vista, è un momento geopolitico difficile. L’Europa ci ha caricato di adempimenti e di costi supplettivi per Ets e FuelEu che portano via denaro e molto tempo; per non parlare poi delle sanzioni internazionali per cui abbiamo dovuto creare un ufficio apposito perché dobbiamo stare molto attenti e fare clearance delle controparti con cui lavoriamo. Il mestiere insomma è sempre più difficile”.

Suo padre Odoardo Amoretti preferiva ribattezzare le navi solo con nomi di donne e non voleva una nave a lui dedicata ma, quando venne a mancare nel 2008, le figlie scelsero di ‘disubbidire’ a questa indicazione intitolando al suo ricordo una tanker entrata in flotta nel 2012. “Aveva detto di non fare navi con il suo nome ma quando è mancato abbiamo scelto di fare quello che volevamo. Ad avere una nave intitolata al proprio nome ci si abitua e, quando per qualche motivo poi non la si ha più, un po’ manca. In questo momento mancano due navi intitolate alle mie figlie Costanza e Marialaura ma provvederemo…”.

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Mariella e Rina Amoretti

Mariella Amoretti

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