Emendamento Lega alla Finanziaria per coprire gli extra-costi della fase A per la nuova Diga di Genova
Sul fondo per l’esodo anticipato dei portuali Rixi (Mit) ha fato sapere di avere avviato un percorso di confronto con Mef e Ministero del Lavoro con l’obiettivo di individuare entro tempi certi una soluzione definitiva

A un mese dalla scadenza del termine, il Governo cerca di stanziare i 160 milioni di euro necessari a congelare il contenzioso con Pergenova Breakwater, appaltatore della Fase A della nuova diga foranea del porto di Genova, e a fissare la data di ultimazione lavori alla fine di marzo 2028.
Come raccontato da SHIPPING ITALY, la cifra era stata individuata in estate dall’atto aggiuntivo al contratto fra l’Autorità di sistema portuale di Genova e l’appaltatore per la realizzazione dell’opera. Un atto che scaturiva dal confronto fra le parti – mai reso noto dei dettagli essendosi sempre l’ente rifiutato di pubblicare i documenti prodotti dal Collegio consultivo tecnico, organo appunto deputato a disciplinare i contenziosi – e che, in sostanza, riconosceva all’appaltatore il preteso extracosto di 160 milioni di euro, per circa due terzi afferenti all’esigenza di rafforzare il consolidamento dei terreni inizialmente previsto e per il resto imputabile a non meglio precisati ritardi della stazione appaltante.
L’accordo aveva valore di definizione tombale delle pendenze fino a quel momento emerse e contemplava anche la summenzionata ricalendarizzazione della fine lavori. Ma era appunto condizionato al reperimento dei fondi da parte di Adsp entro la fine dell’anno. Da qui l’iniziativa di alcuni parlamentari della Lega, partito del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, che hanno inserito e segnalato un emendamento alla Legge di bilancio col quale “al fine di garantire il completamento dei lavori di Fase A della diga foranea di Genova, è autorizzata l’ulteriore spesa di 160 milioni di euro per l’anno 2027 per l’esecuzione delle opere necessarie al consolidamento dei fondali e delle attività previste dalla variante di progetto”. Il nuovo stanziamento si aggiunge ai 143 milioni già riconosciuti nei mesi scorsi dal Governo per l’avvio dei lavori della Fase B.
Il provvedimento per la diga è uno dei pochissimi di materia portuale. Fra gli emendamenti segnalati, infatti, si rilevano soltanto quello a firma Partito democratico per l’inserimento del lavoro portuale fra quelli “usuranti” e quello della Lega per ampliare (qualitativamente) le possibilità di spesa del commissario straordinario per il rilancio dell’impianto funiviario dello scalo di Savona.
Intanto, dopo la manifestazione a Roma di sindacati e associazioni datoriali, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha fatto sapere di aver “preso atto delle sollecitazioni rappresentate dalle Organizzazioni Sindacali e condivise dalle Associazioni datoriali del settore portuale in merito al fondo di accompagnamento all’esodo anticipato dei lavoratori portuali. Nel corso del pomeriggio, il viceministro Edoardo Rixi ha incontrato i rappresentanti di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, oltre che delle associazioni datoriali, confermando che la piena operatività del fondo costituisce una questione di rilievo per il Mit”.
A tal fine il viceministro “ha disposto l’avvio di un percorso di confronto con i ministeri competenti — Ministero dell’Economia e delle Finanze e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali — con l’obiettivo di individuare entro tempi certi una soluzione definitiva, nel rispetto della disciplina vigente e degli accordi siglati tra le parti, attraverso l’istituzione di un tavolo permanente. Il Ministero – si legge in una nota – è determinato a chiudere questo capitolo, assicurando che l’Italia mantenga la sua rotta come hub strategico nel Mediterraneo, valorizzando ogni singolo lavoratore”.
A.M.
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