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Due armatori italiani indagati nell’inchiesta sul trasporto di acqua a Favignana

I nomi dei due armatori italiani al vertice di Marnavi e di Vetor figurano nell’elenco di 24 persone indagate nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza a Favignana che ha portato anche agli arresti domiciliari il sindaco dell’isola Giuseppe Pagoto che si è dimesso dall’incarico nelle scorse ore. L’accusa per lui è di corruzione, […]

di Nicola Capuzzo
20 Luglio 2020
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Valais

I nomi dei due armatori italiani al vertice di Marnavi e di Vetor figurano nell’elenco di 24 persone indagate nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza a Favignana che ha portato anche agli arresti domiciliari il sindaco dell’isola Giuseppe Pagoto che si è dimesso dall’incarico nelle scorse ore. L’accusa per lui è di corruzione, falso e turbativa d’asta nell’ambito di un’indagine della procura di Trapani sulla gestione del Comune e del sistema di approvvigionamento idrico verso l’isola minore.

In totale sono 24 gli indagati dai pm di Trapani (il procuratore aggiunto Maurizio Agnello e i sostituti procuratori Matteo Delpini e Rossana Penna). Quattro persone sono state poste agli arresti domiciliari, tre sottoposte a divieto di dimora, una all’obbligo di dimora e altri interdetti dall’esercizio di pubblici uffici. I reati contestati dai finanzieri sono corruzione, peculato, falso ideologico in atti pubblici, frode in pubbliche forniture, turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione elettorale, abuso d’ufficio, smaltimento illecito di rifiuti pericolosi. È stato inoltre quantificato dai finanzieri un danno erariale per circa 2 milioni di euro.

Le indagini

Secondo la dettagliata ricostruzione pubblicata sul sito di SkyTg24 le indagini sono state compiute dalla tenenza di Favignana che, nel settembre 2017, era stata delegata dalla procura della Repubblica di Trapani ad approfondire il contenuto di uno scritto anonimo in cui veniva segnalata una non trasparente gestione del Comune di Favignana, nonché diversi presunti abusi d’ufficio commessi dal sindaco e da altri amministratori e funzionari pubblici dell’ente. Le indagini sono state successivamente effettuate con prolungate intercettazioni telefoniche e ambientali, le quali hanno consentito di fare luce su un più ampio scenario di generale e diffusa illegalità nel funzionamento dell’apparato amministrativo comunale, facendo emergere – secondo le Fiamme Gialle – “la sistematica e piuttosto disinvolta commissione di molteplici illeciti”, con particolare riguardo alla gestione delle risorse e degli approvvigionamenti idrici, agli affidamenti di lavori e servizi pubblici afferenti all’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, alle attività ispettive di competenza della locale Polizia municipale ed al settore finanziario e dell’ufficio tecnico.

Il sistema

In particolare, sarebbe stato accertato dai finanzieri un “accordo corruttivo” tra il sindaco, il vice sindaco pro tempore e un assessore del Comune di Favignana con i referenti ed alcuni dipendenti di una compagnia di navigazione partenopea e di un’altra società di capitali con sede a Roma, entrambe facenti parte di un unico Raggruppamento Temporaneo di Imprese che ha ottenuto dal ministero della Difesa l’aggiudicazione del contratto di fornitura di acqua potabile mediante navi cisterna nelle isole minori della Sicilia.

“Sistematico scambio di favori”

Secondo le indagini dei finanzieri, sarebbe inoltre emerso “un sistematico scambio di favori”, che avrebbe visto alcuni funzionari comunali omettere volutamente l’effettuazione dei prescritti controlli sul quantitativo di acqua potabile trasportata e scaricata dalle navi della società di navigazione, nonché attestare falsamente la fornitura di quantitativi superiori a quelli effettivamente erogati, rappresentando mensilmente al competente assessorato regionale Energia e Servizi di pubblica utilità – Dipartimento Acqua e Rifiuti – un fabbisogno di acqua potabile ‘gonfiato’. Lo scopo – secondo la finanza – sarebbe stato quello di consentire un ingiusto vantaggio patrimoniale per le società concessionarie del servizio di approvvigionamento idrico sull’isola. Con un connesso danno erariale che i finanzieri hanno accertato per circa 2 milioni di euro.

Dal canto loro, gli imprenditori favoriti dal “collaudato illecito sistema”, secondo i finanzieri avrebbero ricompensato i pubblici funzionari con vari vantaggi, tra cui l’assunzione di parenti e conoscenti quali lavoratori dipendenti in seno alla predetta compagnia di navigazione partenopea o mediante contributi annuali di svariate migliaia di euro a favore del Comune di Favignana, che dal sindaco – a quanto trapela dalle Fiamme Gialle – sarebbero poi stati ridistribuiti alle varie associazioni coinvolte nell’organizzazione della festa patronale.

Gli armatori coinvolti

Fra gli indagati figurano il sindaco Pagoto, l’ex vice sindaco Enzo Bevilacqua, i numeri uno della Marnavi e della Vemar. Gli omessi controlli sui quantitativi di acqua forniti alle Egadi ha prodotto un vantaggio per Bevilacqua (che aveva la delega al servizio idrico delle isole) per la assunzione di un suo cognato e di un nipote, la Marnavi poi bonificava contributi (oltre 21 mila euro) al Comune di Favignana che il sindaco utilizzava per concedere fondi, con fini elettorali e di acquisizione del consenso, ad alcune associazioni. Coinvolti nella frode della fornitura dell’acqua sono anche Gaetano Surano, Giovanni Febbraio e Francesco Campo. E ancora un ruolo avrebbero avuto anche Giovanni Sammartano, l’assessore Giovanni Sammartano, subentrato a Bevilacqua, una dipendente di Marnavi, assieme ai comandanti delle motonavi Naxos e Valais della Marnavi, Francesco Martorana, Angelo Ribaudo e Emiliano Vitiello, circa la certificazione dei quantitativi di acqua forniti, ma non solo, alla Regione Sicilia veniva rappresentata una situazione di continue forniture idriche senza che queste avevano rispondenza ai reali bisogni della comunità egadina (fatti contestati tra il 2013 e il 2018). Il raggruppamento di imprese guidato da Marnavi per effetto di ciò avrebbe ottenuto guadagni per oltre 1,5 milioni di euro.

La precisazione di Marnavi

“Con riferimento all’indagine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trapani, teniamo a precisare che le navi coinvolte non sono di proprietà di Marnavi s.p.a., né dalla stessa gestite” precisa La società armatoriale partenopea in una nota. “Marnavi è unicamente la capofila del raggruppamento temporaneo di imprese aggiudicatario del servizio di approvvigionamento idrico per le isole minori siciliane, e come tale estranea alle contestazioni della Procura. Quanto al personale, precisiamo che la dipendente Marnavi coinvolta nell’inchiesta si limitava a coordinare il programma di approvvigionamento idrico per le Egadi, e che ogni nostro collaboratore, inclusi i marittimi, è sempre stato selezionato dal nostro ufficio del personale secondo criteri di competenza e professionalità, al di là di ogni denegata logica clientelare”.

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