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Martinoli, San Giorgio del Porto e Savi nuovi azionisti per il rilancio di Oromare

Genova – La società armatoriale genovese Oromare si appresta ad avviare una nuova fase di sviluppo e di rilancio con una nuova compagine azionaria e rinnovate ambizioni sotto la guida sempre del comandante Michele Oronti. “Dopo circa mezzo secolo di attività nel settore dei servizi ausiliari portuali e del rimorchio d’altura, il Gruppo Landi ha […]

di Nicola Capuzzo
7 Giugno 2021
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Martinoli Federico – Oronti Michele (Oromare)

Genova – La società armatoriale genovese Oromare si appresta ad avviare una nuova fase di sviluppo e di rilancio con una nuova compagine azionaria e rinnovate ambizioni sotto la guida sempre del comandante Michele Oronti.

“Dopo circa mezzo secolo di attività nel settore dei servizi ausiliari portuali e del rimorchio d’altura, il Gruppo Landi ha dismesso la propria partecipazione nella Oromare Spa con il precipuo intendimento di assicurare la continuità aziendale, accogliendo nella compagine sociale forze nuove, motivate e qualificate, da affiancare al Com.te Michele Oronti e Davide Palmiero, soci storici, che rimangono a far parte della platea azionaria” ha annunciato l’azionista uscente a SHIPPING ITALY. I nuovi soci (ciascuno con una quota di capitale pari al 20%) sono Roberto Martinoli, Davide Palmiero, Michele Oronti, Savi Srl e San Giorgio del Porto Spa. Il rinnovato consiglio d’amministrazione è composto da Federico Martinoli (figlio di Roberto) che ricopre anche il ruolo di presidente, Michele Oronti amministratore delegato, Davide Palmiero, Fabio Bianchi (vertice di Savi), Matteo Garrè e Pierenrico Beraldo (quest’ultimi in rappresentanza di Sgdp).

Lo stesso Federico Martinoli definisce questa acquisizione come “un progetto dove si sono messi assieme alcuni operatori del porto di Genova che condividono entusiasmo e voglia di rilanciare l’attività di un’azienda storica che negli ultimi anni aveva vissuto un periodo di difficoltà per via del Covid e del rallentamento di alcuni mercati in cui operava. Le prospettive, ora che l’azienda non ha debiti finanziari, sono di sfruttare tutte le sinergie possibili con altri operatori del porto, puntare con convinzione su alcuni mercati e investire già nel breve 2,2 milioni di euro per il riacquisto del rimorchiatore d’altura Sea Dream”.

Il pezzo pregiato della flotta Oromare, in seguito a un accordo saldo e stralcio con Banca Carige, era infatti passato sotto il controllo della triestina Ocean, che l’aveva poi girata in noleggio a scafo nudo alla società genovese con opzione d’acquisto in scadenza a fine 2022. I nuovi azionisti hanno già deciso che uno dei primi passi da compiere sarà quello di finanziare il riacquisto del mezzo. “Nel medio-lungo termine, poi, se riusciremo ad acquisire alcuni importanti lavori, non escludiamo altri investimenti per il potenziamento della flotta: siano essi un rimorchiatore di medie dimensioni, un pontone con draga o altro” aggiunge ancora Martinoli.

Quale sarà la nuova rotta che Oromare intenderà seguire lo spiega l’amministratore delegato Michele Oronti, che in primis tiene a sottolineare la scelta della famiglia Landi di cedere l’azienda a una cordata che al primo posto ha messo il rilancio e la continuità aziendale: “Diciamo che Oromare negli ultimi anni è rimasta ormeggiata per un certo periodo e ora ha trovato una serie di giovani professionisti appassionati e motivati a rilanciarla. Il primo obiettivo è quello di allargare gli orizzonti: quindi servizi portuali (ritiro rifiuti dalle navi), rimorchio d’altura, ma soprattutto maggiore attività nel settore edile marittimo”. Il pensiero va in particolare alle grandi opere infrastrutturali che nei prossimi anni interesseranno proprio il porto di Genova: “Dalla nuova diga foranea, al ribaltamento a mare dello stabilimento di Fincantieri a Sestri Ponente, così come altri interventi lungo la costa e non solo” aggiunge l’a.d. dell’azienda che un paio d’anni fa era salite agli onori delle cronache nazionali per aver ripulito il porto di Rapallo dai relitti degli yacht rimasti vittime di una mareggiata storica (soprattutto per i danni causati).

I pezzi pregiati della flotta per questo genere di lavori saranno proprio il rimorchiatore Sea Dream (che recentemente ha portato da Trieste a Genova lo scafo della Seabourn Venture), ma anche e soprattutto il pontone Mykonos (capacità di sollevamento pari a 200 tonnellate) e la chiatta Orio II che Oromare ha appena preso a noleggio a scafo nudo proprio da San Giorgio del Porto a dimostrazione del programma di sinergie avviato far le due aziende.

Lavori edili marittimi, rimorchio d’altura, ritiro rifiuti dalle navi, assistenza alle costruzioni e alle riparazioni navali saranno quindi i filoni nei quali Oronti concentrerà la strategia di sviluppo nei mesi e anni a venire cercando di cogliere tutte le opportunità che si presenteranno sul mercato.

Il piano d’investimenti è come detto di almeno 2,5 milioni, il fatturato 2020 è stato pari a 2,8 milioni di euro ma l’ambizione è di tornare in fretta agli almeno 3,5 milioni degli anni precedenti; gli occupati diretti attualmente sono 25 (fra personale impiegato a bordo e a terra) ma anche qui i piani sono di allargare lo staff in parallelo con lo sviluppo delle nuove attività.

Dalla storica sede di ponte Andrea Doria, a pochi passi da Stazioni Marittime, Oromare si prepara a trasferire i propri uffici a Molo Giano, nell’area delle riparazioni navali, mentre più nel medio-lungo termine la flotta, che attualmente è ormeggiata alla radice sempre di ponte Andrea Doria, potrebbe essere destinata a trasferirsi per lasciare spazio al nuovo edificio Hennebique ristrutturato. “Noi siamo disponibili a trasferire alcuni o tutti i nostri mezzi navali altrove ma dall’Autorità di sistema portuale abbiamo necessità di sapere il prima possibile quale sarà la sistemazione prevista” è il messaggio che Oronti spedisce in conclusione alla port authority genovese.

Nicola Capuzzo

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Photo credit: Fabio Capurro

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