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Nuove aree di parcheggio e 180 milioni per i camionisti del porto di Genova

Adsp amplia l’autoparco dell’aeroporto, prepara Erzelli 2 (senza nuova destinazione ad oggi per il deposito presente) e traguarda quello su aree ex Ilva

di Andrea Moizo
5 Maggio 2022
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Genova – Da oggi le imprese di autotrasporto che operano nel porto di Genova – che vede ogni giorno entrare e uscire dai due bacini di Pra’ e Sampierdarena circa 5.500 camion – hanno a disposizione 46 nuovi stalli, manna dal cielo per uno scalo dove il problema della sosta dei mezzi in attesa di entrare nei terminal ha raggiunto picchi preoccupanti.

L’Autorità di Sistema Portuale, infatti, ha reso noto di aver completato l’opera di ampliamento dell’autoparco vicino all’aeroporto, portando la superficie da 21mila a 27mila mq e la capienza a 176 stalli complessivi. “Siamo soddisfatti, anche se i nuovi posti realmente disponibili sono un po’ meno dato che l’Aeroporto, proprietario delle aree, si è tenuto alcuni stalli per i mezzi di Air BP fornitore di bunker aereo, ndr)” ha commentato Giuseppe Tagnocchetti, responsabile di Trasportounito, intervenuto alla presentazione.

Come per i colleghi Davide Falteri (Fai Liguria) Roberto Gennai (Cna Fita) ed Enrico Bossa (Fai Genova), il nuovo autoparco rappresenta una buona notizia, che però non risolve definitivamente il problema: “Fra quelle in discussione l’ipotesi di nuovo autoparco più auspicabile è quella relative alle aree dell’acciaieria, perché servono almeno 100mila mq. Per questo ci appelliamo al Governo, la partita non può esser lasciata agli enti locali” ha concluso Tagnocchetti

Il riferimento lo esplicita il presidente dell’Adsp Paolo Emilio Signorini, spiegando come siano state “attenzionate aree all’aeroporto e in Valpolcevera” e avviate “interlocuzioni con Eni e Aspi a riguardo di loro spazi in disuso”, ma l’obiettivo di medio-lungo periodo sia “l’area della centrale elettrica interna dell’acciaieria di Acciaierie d’Italia (ex Ilva)”. Secondo il sindaco Marco Bucci “le risorse per la demolizione ci sono, si riuscirebbe ad avere un autoparco da oltre 300 stalli dotato di tutti i servizi necessari”. Come è noto, però, il futuro di Acciaierie d’Italia è incerto sia da un punto di vista proprietario che industriale e lo scenario è complicato dall’accordo quadro che nel 2005 disciplinò la dismissione degli impianti a caldo dell’allora Ilva e la restituzione di parte delle aree in concessione, accordo quadro che naturalmente coinvolge più Ministeri oltre agli enti territoriali.

Ad ogni modo Signorini, dopo aver riferito anche di “progetti privati” in via di disamina, “non solo per quel che riguarda aree di sosta per i tir ma anche aree buffer e soluzioni logistiche retroportuali”, ha confermato che nel breve termine Adsp metterà a disposizione dell’utenza un ulteriore autoparco, vale a dire quello che sorgerà sulle aree cosiddette Erzelli 2, dove oggi il gruppo Spinelli gestisce un deposito di vuoti. La tempistica resta però fumosa: da programma l’opera dovrebbe esser pronta nell’estate 2024. Signorini non ha però chiarito se sia già stata trovata un’ipotesi di ricollocazione per i container di Spinelli. Che peraltro risulta abbia un contratto che prevede un’opzione triennale di rinnovo sull’area alla scadenza del primo biennio, nei prossimi mesi.

Come che sia, gli autotrasportatori potrebbero avere di che consolarsi. Il presidente di Adsp, infatti, ha reso noto che “180 milioni di euro dei fondi che Aspi ha riconosciuto al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili a valle del crollo del Morandi (il pseudoaccordo tombale abbozzato mesi fa e ancora da confermare, ndr) saranno destinati a ristoro per la categoria, sulla scorta di quanto avvenuto coi 180 milioni ad essa distribuiti nei passati tre anni”.

Secondo Signorini, in chiave di compatibilità con le norme sugli aiuti di Stato, il fatto che il ponte sia stato ricostruito e l’emergenza che aveva puntellato la prima erogazione (in realtà mai riconosciuta da Bruxelles con atti formali) sia venuta meno, non solleciterà un intervento della Commissione, “perché i disagi odierni sono semmai ancora più significativi e figli della stessa tragedia”. Quanto al metodo di distribuzione, riconosciuto che “il 47% dei circa 3 milioni di missioni autotrasportistiche che ogni anno insistono sul porto riguarda viaggi intraportuali”, Signorini ha da ultimo precisato come “una possibilità sia di riproporre il metodo forfettario usato per i 180 milioni del Decreto Genova (stessa cifra per viaggi infraportuali di 14 km e viaggi di centinaia di kilometri, ndr), anche se stiamo ragionando con Aspi su altri metodi di rilevazione dei disagi”.

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