Depositi Superba in porto a Genova: un parere del 2013 potrebbe scompaginare le carte
Letture contrapposte sul parere espresso dieci anni fa dalla Capitaneria sulla sicurezza della navigazione, ignorato finora anche dall’Adsp del Mar Ligure Occidentale

A poche ore dalla scadenza del termine per la presentazione, da parte di Superba, delle controdeduzioni ai rilievi sollevati dalla Regione Liguria in merito alla procedura di verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale del progetto di trasferimento dei depositi chimici gestiti dalla società del Gruppo Pir a Multedo nel bacino storico del porto di Genova, a Sampierdarena presso ponte Somalia, spunta dagli archivi della Capitaneria di Porto una carta di dieci anni fa rimasta finora inedita.
Premessa. Uno degli elementi di maggiore incertezza sul prosieguo del progetto è la valutazione cui la Capitaneria è chiamata (e che dovrebbe esprimere in seno al Comitato tecnico regionale) in merito alla sicurezza della navigazione, stante che l’ordinanza 32 del 2001 stabilisce che “nel porto di Genova, esclusa la darsena petroli di Multedo, non è consentito l’ormeggio di navi cisterne per la movimentazione di prodotti petroliferi e petrolchimici, ancorché in transito, aventi punto di infiammabilità inferiore a 61°C”.
Una prescrizione, secondo i fautori del progetto, dettata perché solo a Multedo si trovano depositi in grado di ospitare i prodotti in questione e quindi rivedibile. Al contrario, sostengono i detrattori, la ratio del divieto sarebbe insita nei pericoli per la navigazione e nelle conseguenti limitazioni che scaturirebbero dall’autorizzazione alla navigazione nel canale di Sampierdarena a navi trasportanti prodotti aventi punto di infiammabilità inferiore a 61°C.
Interpretazione che ora uno dei Comitati che hanno impugnato gli atti con cui l’Autorità di Sistema Portuale ha proceduto all’adeguamento tecnico funzionale prodromico al trasferimento sostiene di poter corroborare, con una carta ‘riemersa’ dagli archivi della Capitaneria. Si tratta di una risposta che l’ammiraglio Vincenzo Melone, allora comandante in capo a Genova, diede a Superba nell’agosto 2013 in merito all’ipotesi di trasferire i depositi nell’area della centrale Enel, presso Calata Concenter, essendo stata anticipata al 2017 la dismissione dello stabilimento energetico.
Melone, prima di evidenziare di non avere informazioni sufficienti sul traffico stradale che il trasferimento comporterebbe né sulla compatibilità con l’abitato, ravvisa “alcune criticità”, perché entrambe le ipotesi (ormeggio in calata o in testata di Ponte Ex Idroscalo) “presentano significative problematiche in materia di sicurezza della navigazione e portuale. Se, infatti, la prima non è attuabile se non previa esecuzione di lavori di dragaggio, la seconda implica una situazione di aggiuntivo rischio per il traffico navale lungo il canale di Sampierdarena”.
Una precisazione che, secondo il Comitato Officine Sampierdarenesi, integra l’ordinanza 32, legandone indubitabilmente il divieto di ormeggio a motivi di sicurezza della navigazione. E che, essendo protocollata, avrebbe dovuto essere a conoscenza dell’Adsp e indurla a non avviare nemmeno la procedura di adeguamento tecnico funzionale (in un esposto in Procura lo stesso Comitato aveva evidenziato come in tale procedura l’Adsp avesse omesso di segnalare al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici il parere negativo espresso dalla Commissione consultiva dell’ente).
Sul punto Adsp non ha fornito chiarimenti. Ma è stato Alessandro Gentile, amministratore delegato di Superba, a confermare che il parere di Melone era stato dalla società trasmesso a suo tempo all’Authority, dandogli però un’interpretazione antitetica: “Melone ci rispose che in testata l’ormeggio era impossibile per la sicurezza del canale ma che in calata lo era invece per ragioni di pescaggio. Problema che a Ponte Somalia non si pone”. Il tema all’epoca, in effetti, non emerse pubblicamente, tanto che solo nel marzo 2014 l’ipotesi di trasferimento in area Enel, sostenuta dall’amministrazione comunale, divenne di dominio pubblico ma fu bloccata, per ragioni amministrative e pianificatorie (e non di sicurezza) dall’Autorità portuale allora presieduta da Luigi Merlo.
L’istanza ripartì nel 2017, ma si scontrò con le mire sull’area (soddisfatte in più tappe) del gruppo Spinelli, portando Pir a virare su Somalia col supporto della nuova amministrazione comunale e dell’Adsp guidata da Paolo Emilio Signorini e a scontrarsi con un’infinità di voci contrarie. Il resto è storia contemporanea e per l’ultimo capitolo sembra esserci ancora tempo.
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