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L’addio dolce-amaro di Mario Mega all’Adsp dello Stretto

Nel messaggio di commiato stilettate alle amministrazioni regionali siciliane e alle imprese: “I potentati locali finalmente possono gioire per essersi liberati di me”

di Redazione SHIPPING ITALY
24 Novembre 2023
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Chiuso il quadriennio al vertice dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, l’ormai ex presidente Mario Mega ha affidato ai social network un lungo post di commiato, che non lesina nell’elogio dei buoni rapporti instaurati ma neppure nello stigma dell’ostilità incontrata su più fronti.

Mega definisce “un onore” il mandato affidatogli, un mandato, ha però ricordato non senza polemica, “che, secondo alcuni, non sarebbe dovuto nemmeno iniziare, visto che il governo Conte I dovette passare la mia nomina in Consiglio dei Ministri per superare le opposizioni delle Regioni Calabria e Siciliana; poi che si sarebbe dovuto interrompere per effetto dell’annullamento della norma istitutiva della AdSP contestata dalla Regione Calabria poi invece respinta dalla Corte Costituzionale; infine che non avrei dovuto portare a termine per il ricorso al Tar, mai discusso ad oggi, proposto dalla Regione Siciliana che mi contestava la mancanza dei requisiti per svolgere l’incarico”.

Non ce n’è solo per l’amministrazione regionale della Sicilia e per quella (almeno all’inizio del mandato) della Calabria, ma pure per gli stakeholder, in primis il gruppo armatoriale e terminalistico Caronte&Tourist che però non menziona esplicitamente: “Durante tutto il mandato è stata palese e mai nascosta la contrarietà di alcuni operatori messinesi che non hanno perso l’occasione per minare l’attività della adsp spargendo veleni e cercando di far intervenire il ministero vigilante invocando, senza ottenere alcun risultato, poteri sostitutivi senza alcuna legittima ragione. (…) non mi sono fatto spaventare e sono andato avanti per la mia strada cercando di onorare l’impegno preso con chi aveva creduto nella mia professionalità e competenza ponendomi al vertice di questo ente. Nonostante le difficoltà sono andato avanti convincendo prima gli amministratori locali e poi, in parte, anche quelli regionali dell’utilità della scelta di una authority unica sullo Stretto di Messina e realizzando, nonostante il blocco quasi totale del periodo del Covid che ha caratterizzato la prima parte del mandato, tutto il programma contenuto nel Piano Operativo Triennale approvato ad agosto del 2020”.

Nel prosieguo la rivendicazione del proprio operato entra nel dettaglio: “Oggi i Porti dello Stretto hanno finalmente una loro identità, una programmazione a medio/lungo termine, decine di progettazioni già concluse e tante altre in corso che hanno consentito in questi ultimi mesi di appaltare lavori per quasi 80 milioni di euro; di essere pronti a finalizzarne, con altre gare, quasi per un importo analogo altri nei prossimi mesi; di poter avviare altri cantieri per oltre duecento milioni euro nei prossimi anni sulla base delle progettazioni in corso. Per non parlare dello sblocco di cantieri fermi al momento del mio insediamento che poi sono giunti regolarmente a conclusione come quelli che hanno consentito di realizzare il dragaggio del Porto di Milazzo e la costruzione del pontile di Giammoro. Il DEASP (Documento di pianificazione energetica ed ambientale) ed il DPSS (Documento di programmazione strategica) sono poi i due fondamentali strumenti di programmazione predisposti ed approvati che consentiranno di avviare sin dalle prossime settimane i piani regolatori portuali”.

Mega avverte anche sul potenziale rischio che una riforma normativa possa mettere a repentaglio l’indipendenza dell’Adsp: “Questi quattro anni hanno dimostrato come fosse non solo utile ma necessaria l’attivazione di un ente unico che diventasse il punto di riferimento per la mobilità marittima sullo Stretto di Messina. Ora non sarà così facile nella prossima riforma della legge 84 riportare i Porti dello Stretto sotto l’amministrazione di altre AdSP ma occorrerà vigilare e mantenere alta la capacità di tutelare gli interessi e la specificità della portualità locale e soprattutto sostenere con risultati e competenza le proprie peculiarità. Un calo di tensione su questi aspetti, speriamo non provocato appositamente con un indebolimento della governance della AdSP, potrebbe facilitare le mire di territori vicini a mettere le mani sulle strategie di sviluppo soprattutto dei traffici crocieristici a vantaggio di altri scali”.

Per l’ex funzionario dell’Adsp di Bari l’addio alla Sicilia è amaro: “Certo, non posso nascondere, che avrei preferito rimanere ancora qualche anno per portare a completamento tutto quello sino ad oggi è stato appaltato soprattutto per evitare che si vada verso un rallentamento della fase di attuazione o peggio ad una revisione degli obiettivi con snaturamento della visione e della strategia che c’è alla base. Così non sarà, purtroppo, nonostante gli obiettivi ed evidenti risultati della mia gestione. Spero che non avesse ragione un amico messinese che, alcuni mesi fa, commentando gli ennesimi attacchi a mezzo di certa stampa dei soliti noti spiegava come, a parer suo, la mia gestione costituisse una anomalia nell’amministrazione del porto messinese, troppo orientata al rispetto della legalità ed al perseguimento dell’interesse pubblico piuttosto che dei potenti del luogo, che andava rimossa velocemente prima che diventasse una regola! Non mi è stato consentito nemmeno di traghettare l’AdSP alla riforma, nonostante i palesi risultati ottenuti, esclusivamente per una scelta politica, certamente legittima e che rispetto ma che lascia un po’ di amarezza perché mortifica competenza e professionalità. I potentati locali, che non hanno minimamente a cuore il futuro dei porti ma perseguono strategie di tutt’altra natura, finalmente possono gioire per essersi liberati di me”.

Infine i saluti ai “colleghi dell’AdSP eccezionali, in primis il Segretario Generale”, ai “territori splendidi dal punto di vista paesaggistico, culturale, storico con cittadini che sanno far sentire la loro vicinanza a chi opera in maniera disinteressata”, a “Istituzioni statali e Forze dell’Ordine”, ai “lavoratori portuali e delle imprese che erogano servizi in appalto che meritano il plauso di tutti per la professionalità ed efficienza con cui operano”, alle “organizzazioni sindacali con cui è stato stimolante e produttivo confrontarsi”, ai “colleghi del Comitato di gestione, sia quelli attuali che alcuni che li hanno preceduti, che sono stati designati dagli enti che hanno creduto nella mia gestione, cioè le due città metropolitane di Messina e Reggio Calabria e la Regione Calabria”.

“Porterò con me un accrescimento professionale costruito in quattro anni di guida di un ente importante in cui le capacità di un presidente non sono secondarie per il raggiungimento dei risultati ed in cui occorre avere capacità, visione e determinazione, oltre che pragmatismo, se si vuole veramente incidere, come abbiamo fatto, suscitando anche reazioni scomposte di chi pensava, e purtroppo ancora pensa, di avere diritti feudali sulle aree portuali e demaniali”.

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