Anche Confetra dura con la riforma doganale: “Ignorate le richieste delle imprese”
La confederazione critica in particolare le modifiche al sistema sanzionatorio e l’Iva come diritto di confine, chiedendo l’introduzione di correttivi
Alle voci critiche nei confronti della riforma del Codice Doganale, da poco entrata in vigore in Italia, si è aggiunta nelle ultime ore quella di Confetra, che ha descritto il governo come “sordo” per avere evitato sulla materia il confronto con gli stakeholder.
In una nota dai toni molto duri, la confederazione ha parlato degli effetti “devastanti e penalizzanti su tutta la filiera del commercio internazionale” del provvedimento, che rischia a suo dire di dirottare fuori dall’Italia “molti traffici in import ed export”, in linea con quanto già evidenziato ad esempio dalla comunità portuale spezzina. Confetra ha poi aggiunto di ritenere che la riforma si discosti “sensibilmente” dalla proposta di nuovo codice doganale dell’Ue, semplificando la vita non alle imprese ma solo alla amministrazione finanziaria, poiché trasferisce “gli oneri procedurali all’amministrazione giudiziaria penale”, della quale aggraverà “le già precarie condizioni”.
Passando all’elenco dei punti più critici, la confederazione guidata da Carlo De Ruvo ne ha citati in particolare due, ovvero le modifiche al sistema sanzionatorio e la qualificazione dell’Iva come diritto di confine. Le prime in particolare porteranno a “un aumento del contenzioso” e una “serie di procedimenti penali infondati, che andranno a colpire anche tutti quegli operatori corretti che commetteranno errori in buona fede”. Per le aziende, questo elemento si potrà tradurre in una perdita di reputazione, mentre nel suo insieme la riforma le costringerà ad “adeguare i propri modelli organizzativi per far fronte a questi nuovi rischi, con notevoli aggravi di costo”.
Rispetto al secondo punto, si tratta secondo De Ruvo di una qualificazione contraria “al consolidato orientamento della Corte di Cassazione e della Corte di Giustizia Ue” e foriera di gravi conseguenze in termini di responsabilità solidale del rappresentante indiretto, che ora si trova a rispondere solidalmente con l’importatore per il versamento dell’Iva”.
La nota della confederazione si chiude ricordando come questa abbia “seguito tutto l’iter procedurale di approvazione del provvedimento” insistendo “più volte” con il Governo affinché mutasse indirizzo o almeno adottasse misure di buon senso come l’aumento della soglia dei 10.000 euro, la non punibilità per chi denuncia l’errore commesso (per chiara assenza di dolo) e l’esclusione dell’Iva dai diritti di confine.
Richieste però che sono rimaste inascoltate, per cui – ha concluso De Ruvo – “esprimiamo un pieno dissenso sul provvedimento e chiediamo che si adottino con urgenza correttivi che consentano di modificare l’impianto normativo adottato”.
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