Anche Gioia Tauro teme gli effetti della riorganizzazione territoriale delle Dogane
La AdSP preoccupata per l’aumento di funzioni e carichi di lavoro in uno scalo già sottoposto a una “continua tensione ambientale e criminale” e in una fase di forte crescita dei traffici

La riorganizzazione delle direzioni regionali e degli uffici territoriali dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – già contestata a Ravenna, a Taranto e in Liguria – non è stata digerita nemmeno a Gioia Tauro.
A esprimere una forte preoccupazione per la riforma in corso è stata ora in particolare la AdSP dello scalo, secondo la quale con la sua introduzione l’attuale ufficio delle Dogane di Gioia, oggi competente solo sul porto, dovrà farsi carico di funzioni e carichi e lavoro aggiuntivi, tutto questo in una fase di forte crescita dei traffici e mentre affronta le ‘solite’ criticità dovute a una continua “tensione ambientale e criminale”.
Secondo la port authority, più nel dettaglio il processo di riorganizzazione in corso prevede in Calabria che l’attuale ufficio delle Dogane di Gioia Tauro (come detto ad oggi competente solo sul porto) vada ad assumere anche le funzioni di presidio, controllo e gestione in materia di dogane, accise, tabacchi e giochi su “un enorme territorio extra-portuale, ovvero sui comuni di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando e su tutti i comuni della provincia di Vibo Valentia”. Funzioni finora assicurate, nei rispettivi settori, dall’ufficio delle Dogane di Reggio Calabria e dall’Ufficio Monopoli – Sezione Operativa Territoriale di Reggio Calabria.
Una circostanza che, prosegue la nota, “desta viva preoccupazione” considerato che ad oggi l’ufficio di Gioia Tauro svolge “un ruolo determinante di presidio istituzionale nel più grande porto italiano ed uno dei più grandi porti europei”, peraltro come detto in un momento di espansione dei traffici. In aggiunta come noto lo scalo è “notoriamente sottoposto fin dalla sua nascita ad una enorme e continua tensione ambientale-criminale”, tanto che quello di Gioia è il porto in cui “le dogane effettuano il maggior numero di controlli scanner di tutta Italia e, in sinergia con la Guardia di Finanza, assicurano i più grandi sequestri di stupefacenti a livello nazionale ed europeo” (l’ultimo dei quali ha portato al fermo di 780 kg di cocaina). Una attività svolta dalle Dogane che però, sottolinea l’authority, lo stesso ente ha peraltro sostenuto “a proprie spese” dotando l’ufficio in loco di uno scanner di ultima generazione da utilizzare per i controlli sulle merci.
Tutte queste circostanze secondo l’AdSP richiedono che le istituzioni di controllo e regolazione siano “messe in condizione di assicurare i propri compiti e le proprie funzioni in maniera adeguata”, anche a supporto della crescita economica del territorio. Pertanto “desta ulteriore perplessità” il fatto che l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli non abbia mostrato di comprendere e confermare questa complessità, ma anzi abbia declassato di fatto l’ufficio territoriale, passandolo dal livello I al livello II, pur a fronte di questo atteso consistente aumento di funzioni.
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