Messina prevede congestioni portuali e preannuncia acquisizioni
Il vicepresidente della shipping company genovese e presidente di Assarmatori ha illustrato la sua visione futura durante una serata del Propeller Club di Genova

Genova – A due mesi di distanza dal primo annuncio del cugino e amministratore delegato Ignazio Messina a Milano (in occasione di un convegno organizzato da Animp), anche il vicepresidente Stefano Messina prefigura un nuovo step di crescita esterna per la shipping company di famiglia. “Abbiamo in essere ulteriori acquisizioni nel corso dei prossimi mesi” ha fatto sapere durante una serata conviviale organizzata dal Propeller Club – port of Genoa.
Dettagli maggiori al momento non sono stati resi pubblici ma, secondo quanto risulta a SHIPPING ITALY, l’acquisizione potrebbe riguardare un’azienda attiva nei trasporti di carich break bulk avendo la compagnia genovese Ignazio Messina & C. espresso nel recente passato linteresse a investire in una nave per il trasporto di merci varie (quindi non solo container).
L’armatore genovese, dopo aver ricordato le origini siciliane della famiglia e del gruppo fondato dal nonno nel 1921, ha sottolineato anche il momento dell’ingresso nell’azionariato del Gruppo Msc, avvenuto 6 anni fa, spiegando che “grazie a questa operazione” ha preso avvio “un piano di rilancio che ha consentito di riattivare un percorso di crescita importante”. Nel 2024 è stata acquisita Terminal San Giorgio dal Gruppo Gavio e altro shopping, come detto, è in arrivo. La Ignazio Messina & C. oggi conta 1.300 dipendenti (il 50% dei quali impiegati a Genova) e 30 società nel perimetro consolidato.
Il racconto di Stefano Messina ha riguardato anche l’esperienza “da 7 anni come presidente di Assarmatori”, un incarico che terminerà a gennaio 2026. “Siamo stati un po’ più innovatori. Abbiamo stimolato una sana competizione e abbiamo ravvivato la vita associativa che negli ultimi anni si era un po’ sopita, era un po’ sleeping” ha affermato. “Abbiamo unificato il cluster, evitato le rotture” ha aggiunto, dicendo che “la precedente generazione di armatori era molto più sanguigna”.
Un punto, quest’ultimo, sul quale il protagonista della serata organizzata dal Propeller Club presieduto dalla prof.ssa Giorgia Boi, è poi tornato circostanziando meglio il concetto: “Mi riferisco a una lucidità che ci porta alle priorità del business, c’è maggiore concentrazione sul business. Una volta c’era meno volatilità sul mercato, maggiore stabilità sulla redditività e le rivalità personali erano maggiori; oggi lavorare bene non basta per guadagnare. Vedo meno ambizione personale; siamo più pragmatici e analitici sul risultato”.
A proposito della visione prospettica sulla città e sul porto di Genova nei prossimi anni, Messina è parso ottimista nonostante gli attuali “disservizi delle autostrade e dei treni. Le banchine a Genova sono efficienti, a terra abbiamo progetti sull’ultimo miglio, quadruplicamento della ferrovia verso Milano, il Terzo Valico”. Nei prossimi “2/3 anni prevedo congestione nei porti” ha però avvisato, suonando un altro campanello d’allarme: “Oggi il porto di Genova ha solo l’11% di quota ferroviaria, questa percentuale che deve crescere”.
Un capitolo dell’intervento ha poi toccato il delicato tema del Green deal: “Ets e FuelEu ci hanno distrutto. Siamo puniti perché le tecnologie per non inquinare esistono ma le tasse che paghiamo sono una penalizzazione per i ritardi nell’adeguamento delle infrastrutture”. Il riferimento è in particolare all’elettrificazione in banchina. “Lo Stato non fa le opere; oggi le navi sono attrezzate per il cold ironing ma chiediamo che vengano realizzate le infrastrutture intelligenti per poter fare poi noi privati la nostra parte” è il pensiero del presidente di Assarmatori.
“Il vero challenge”, però, sarà “la crescita dei volumi” di merce movimentata sulle banchine genovesi e in Italia “perché la capacità portuale aumenta. Il costo pubblico di opere come nuova diga e terzo valico risentono di volumi e tempo. Genova sarà una catching area di volumi che passeranno dal Tirreno, soprattutto dal Tirreno”. Per Messina serve “una visione organica e coerente. Il cold ironing in porti come Augusta che non fanno container ma fanno traffici bulk ha meno senso, così come a Genova un deposito di metanolo lo vedo quasi inutile.
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