Il decreto sui lavoratori marittimi toccasana per i riparatori navali
Sisto (Confitarma) spiega come e perché la norma salverà un business da decine di milioni di euro

“L’esclusione esplicita dei tecnici per le manutenzioni e le riparazioni dall’elenco dei lavoratori marittimi non è una norma di cui beneficerà solo Costa Crociere”.
A precisarlo a SHIPPING ITALY è il direttore generale di Confitarma Luca Sisto, intervenuto dopo che la nostra testata aveva dato la notizia della pubblicazione, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di un decreto che, si legge all’articolo 1, “individua la categoria dei lavoratori marittimi e indica i lavoratori che vi rientrano e quelli che ne sono esclusi” in coerenza con le norme Imo in materia.
L’osservazione nasce dal fatto che il decreto – che appunto contiene un finora inedito elenco di professioni escluse dal novero dei lavori marittimi, stilato su un criterio di abitualità – è destinato a incidere sul ricorso (pende l’appello) proposto da Costa Crociere contro alcuni provvedimenti adottati dal Ministero della salute a inizio 2024: “C’è stato un cortocircuito fra le due amministrazioni e il Ministero della salute ha proceduto prima di un approfondito confronto col Comando generale, che avrebbe chiarito come nessuna amministrazione, a livello internazionale, equipara ai marittimi i tecnici delle riparazioni. A quel punto come Confitarma, non essendo società di navigazione, non potevamo impugnare e Costa s’è messa a disposizione a far da capofila, ma il tema interessa tutte le compagnie armatoriali. E non solo” chiarisce Sisto.
La portata ‘erga omnes’ dei provvedimenti del Ministero della salute, in base a cui a tecnici che imbarcano pochi giorni sono richieste le stesse corpose certificazioni di lavoratori marittimi che a bordo passano intere settimane, non riguarda infatti solo il lato dei clienti: “Non ha senso non fissare neppure un limite temporale minimo per la pretesa dei certificati. Con questa logica bisognerebbe chiedere certificati anche ai passeggeri e non solo sulle navi ma su ogni mezzo di trasporto” prosegue il direttore di Confitarma.
“Il ricorso a tecnici e interventi in navigazione – conclude Sisto – è frequente non solo sulle navi da crociera e i limiti imposti dal Ministero della salute impattavano non solo sulle compagnie di navigazione di bandiera italiana ma anche sui tecnici provenienti dall’Italia, mettendo a rischio un business dell’ordine di decine di milioni di euro ogni anno. A prescindere dal fatto che Costa decida o meno di ritirare l’appello, il decreto è una buona notizia per tutti gli armatori italiani e per le imprese italiane che offrono il servizio di riparazione e manutenzione in navigazione, che rischiavano di essere penalizzate rispetto ai competitor esteri”.
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