Cavazzana: “Piano di rilancio da rifare. Entro due mesi il piano industriale di Cantiere Navale Vittoria”
Il nuovo patron preannuncia entro fine anno l’ingresso di nuovi soci e promette a 3-5 anni una realtà con cento dipendenti e 150-200 milioni di fatturato

Dopo le critiche dell’ex proprietà e il nuovo corso partito con la cassa integrazione di tutti i dipendenti, il nuovo patron del Cantiere Navale Vittoria, Roberto Cavazzana il geologo che con la Cvn Srl controllata al 95% dalla sua Più Uno holding di Rovigo (il 5% è di Tuccillo&Partners) ha rilevato dal fallimento il cantiere di Adria, ha provato a fare chiarezza dalle colonne del Corriere del Veneto.
“Avevamo pensato a un’operazione-ponte per evitare il fallimento e riavviare il cantiere, aggregando operatori imprenditoriali e finanziari. Ma ci siamo accorti che quelli individuati non erano adeguati: qualcuno aveva avuto problemi giudiziari, i più grandi ci hanno detto di non esser abituati a spender soldi per acquisire cantieri… Insomma, partner importanti, ma nessuna proposta che rispettasse i paletti posti: un rilancio vero di un cantiere che deve rimanere sul territorio” ha spiegato Cavezzana.
Ma invece della riapertura finora è arrivata la cassa integrazione. “Con la Cig facciamo una ristrutturazione vera e inseriamo nuove tecnologie. Abbiamo tenuto tutti i 35 dipendenti, come promesso. Ma dai controlli prerogito abbiamo visto che servivano interventi per la messa in sicurezza degli impianti e l’introduzione di tecnologie: ad esempio, abbiamo iniziato a fare i gemelli digitali delle barche, per verificare difformità rispetto ai progetti. Interventi difficili da fare a cantiere attivo. Lo abbiamo fatto presente a sindacati e Unità di crisi della Regione e attivato la cassa per ristrutturazione. Vera, però. Questo mese non ne abbiamo fatta: il personale lavora alla ristrutturazione. E il lavoro già fatto è davvero importante. E poi ci siamo trovati con un altro problema. C’è innovazione da fare anche sul prodotto, penso ai motori navali, che stanno cambiando”.
A tal proposito Cavezzana ha abbozzato propositi di welfare aziendale per attrarre e fidelizzare personale in grado di supportare questo obiettivo e menzionato “un percorso tracciato per fare quel che serve: trasformazione in Spa, valutazione dell’ingresso di nuovi soci, assunzioni. Stiamo definendo un piano industriale, pronto entro un paio di mesi: lì sarà tutto chiaro. Entro fine anno ci sarà l’ingresso di nuovi soci: abbiamo già proposte da soggetti finanziari e industriali che stiamo valutando. Ma non abbiamo fretta: le risorse per andare avanti ci sono”.
Quanto alle prospettive, il neo industriale navalmeccanico ha affermato di avere “commesse e richieste da operatori privati che stiamo valutando, e barche più piccole da vendere. Abbiamo fatto la prima gara e fino a giugno ne avremo altre 7-8 a cui partecipare. Quest’anno, ristrutturato il cantiere, con 2-3 commesse sarà più che sufficiente. Dobbiamo misurare i primi passi, non abbiamo la smania di far subito i pattugliatori da 80 milioni, per cui già ci chiamano: li potremo fare nel 2026, una volta strutturati. Ma non abbiamo dubbi che a fine anno la produzione sarà in corso”.
In attesa del piano industriale e dei nuovi, attesi, investitori, Cavezzana ha fornito quantomeno un target di sviluppo, preconizzando “a tre-cinque anni una realtà con cento dipendenti e 150-200 milioni di fatturato”, da cui non sembrerebbe esser intenzionato a separarsi: “Finché la situazione non sarà in mani sicure, ci sarò. Ma onestamente una quota del cantiere, anche di maggioranza, non avrei problemi a tenerla. Mi sto appassionando e mi ritaglierò un ruolo, anche in funzione di tutto il lavoro fatto fin qui”.
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