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Ancora frizioni e sospetti di conflitti d’interesse sulle navi ex Ilva

Unione Marittimi contesta le spiegazioni di Acciaierie d’Italia sul disarmo del Corona Boreale e mette nel mirino altre aziende e sindacati confederali

di REDAZIONE SHIPPING ITALY
5 Maggio 2025
Stampa
Ursa Minor pushing Kokhab (ILVA) at Cornigliano in Genoa port NC 065

Continua a creare frizioni il disarmo della nave spintore Corona Boreale, mezzo facente parte della flotta di Acciaierie d’Italia Servizi Marittimi in Amministrazione Straordinaria.

La società armatrice, infatti, a seguito degli interrogativi polemicamente sollevati sul caso dall’associazione Unione Marittimi, ha così replicato: “Il disarmo è un atto dovuto, derivante dalla scadenza delle certificazioni di classe dello spintore; Il disarmo è stato preventivamente autorizzato dalla Capitaneria di Porto di Taranto; La procedura di rinnovo di classe è subordinata alla esecuzione di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria (anche sui motori principali) del valore di diversi milioni di euro; Tali lavori erano già stati previsti sin dal 2023 dal Gestore precedente all’attuale Amministrazione straordinaria ma non eseguiti a causa del disinteresse verso gli aspetti manutentivi, facendo ricadere l’onere sulla gestione attuale; Pur nella volontà dell’attuale Gestore di procedere al recupero della classe della Corona Boreale, le suddette attività saranno eseguite a valle del completamento di interventi manutentivi ritenuti prioritari su altri impianti del complesso aziendale; In ogni caso, le Organizzazioni Sindacali confederali sono state contestualmente informate del disarmo, evidenziando l’assenza di criticità occupazionali, in quanto il personale verrà reimpiegato su questa stessa unità e/o in alternativa su altre unità della flotta di AdI SM in A.S”.

Rassicurazioni che non hanno però rassicurato Unione Marittimi, alla quale “non risulta che gli armatori mettano in disarmo le loro navi ogni qual volta scada la certificazione di classe. Non si tratta, pertanto, assolutamente di un atto dovuto, ma di una scelta aziendale, non obbligata, per giunta assunta nel contesto di una procedura di amministrazione straordinaria”.

All’associazione presieduta da Vincenzo Bellomo non risulta neppure “che il disarmo sia stato autorizzato dalla Capitaneria di Porto. D’altronde per poter essere posta in disarmo occorre che, dapprima, la nave venga messa in sicurezza. Orbene, non ci risulta che il Rina abbia mai autorizzato alcun piano di disarmo. Non ci risulta che siano stati comunicati al comando della nave le tabelle minime di sicurezza, né che sia stato predisposto un apposito servizio di guardiana o che siano state comunicate le modalità per il suo espletamento”

Inoltre, “in merito ai lavori di manutenzione che a dire dell’Adi ammonterebbero a diversi milioni di euro. Ci chiediamo come e da quali società sia stata affidata la stima dai danni e se dette società versino o meno una posizione di conflitto di interessi. Ci chiediamo a quale società armatrice sia stata affidato il trasporto marittimo dei prodotti siderurgici dell’Ilva. Ci chiediamo quali sono i costi sostenuti dalla società Adi per noleggiare le navi che hanno preso il posto degli spintoni e delle barge facenti parte della flotta dell’ex Ilva. Da ultimo, non dobbiamo dimenticare che l’Ilva come, oggi, l’Adi (cui sembrerebbe sia stato rinnovato il contratto di affitto) è stata posta in amministrazione straordinaria e allora ci chiediamo se il Ministero e i Commissari straordinari siano stati posti a conoscenza dello stato di abbandono e di degrado in cui per anni è stata lasciata la flotta navale dell’Ilva e se i medesimi sono a conoscenza del fatto che i dirigenti cui è stata affidata la gestione di detta flotta abbiamo preferito ricorrere ad altri Armatori per trasportare i prodotti dell’Ilva”.

Unione Maritttimi coglie anche l’occasione per polemizzare coi sindacati confederali, evidenziando “che attualmente molti marittimi imbacarti sulle navi dell’ex Ilva risultano cancellati dai sindacati confederali ed hanno chiesto il supporto della nostra Associazione, posto che, per anni ed anni, detti sindacati si sono del tutto disinteressati delle loro problematiche, basti ricordare le numerose irregolarità riscontrate nella gestione del personale marittimo imbarcato sulle barge, di cui la nostra Associazione si sta occupando attraverso il proprio legale. Ebbene, nessuna comunicazione è pervenuta a questa Associazione sebbene l’azienda ci avesse manifestato la propria disponibilità ad incontrarci, salvo poi comunicarci il rinvio. Alla nostra associazione, invece, la circostanza che i marittimi della Corona Boreale siano sbarcati preoccupa parecchio. Chiarisca l’azienda come intenda reimpiegare i marittimi della Corona Boreale, su quali navi. Attualmente della flotta dell’ex Ilva risultano utilizzate solo la Ursa Major e la Ursa Minor, mentre le barge risultano ferme in porto (il Megrez e l’altro spintore Corona Australe a Genova, ndr). A tal riguardo, chiarisca l’azienda come intenda utilizzare le barge visto che più volte i suoi dirigenti hanno esternato l’intenzione di portarle al taglio”.

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