Bocciato il dragaggio di Olbia, Deiana valuta il ricorso
Negativo il parere del Ministero della Cultura sulla realizzazione delle due maggiori vasche di colmata (su quattro): “Perderemo navi da crociera e i traghetti più grandi e meno inquinanti”
“Sono senza parole, è come se ci avessero autorizzato a costruire un grattacielo ma impedendoci di gettare le fondamenta”.
È con queste parole che Massimo Deiana, presidente dell’Autorità di sistema portuale della Sardegna, ha accolto il decreto del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica sul progetto di dragaggio di Olbia, che, nell’ambito della valutazione di impatto ambientale, ha espresso parere negativo su parte del progetto e positivo con diverse prescrizioni su quella restante. Luce verde, in particolare, da un punto di vista ambientale, rossa da quello paesaggistico, competenza di Soprintendenza e Ministero della cultura.
Di fatto, in ogni caso, una bocciatura, dato che il Mase ha recepito in pieno la contrarietà del Ministero della cultura alla realizzazione delle due maggiori vasche di colmata del progetto (sulle quattro complessive), quelle da collocarsi sul lato settentrionale dello scalo dell’Isola Bianca, presso il pontile ex Palmera, che avrebbero dovuto accogliere i sedimenti di dragaggio di qualità peggiore, non riversabili in mare, circa un terzo degli oltre 700mila mc del progetto da 94 milioni di euro.
“A parte che non ci sono discariche in grado di accogliere 250mila metri cubi di fango, ma, anche esistessero, sarebbe economicamente insostenibile smaltirvi questi quantitativi. Per cui il dragaggio diventa impossibile, non potendo collocare da nessuna parte questi materiali, che peraltro sono i primi a essere escavati” ha commentato Deiana, che nelle scorse settimane si era lamentato delle lungaggini della procedura, ventilando l’ipotesi di una richiesta danni agli enti coinvolti.
Un’ipotesi che resta in piedi, pur assumendo ora un’altra colorazione: “Chi ha espresso queste valutazioni dovrà assumersi la responsabilità sociale e civile del proprio operato. Perché lo scalo perderà diverse toccate di navi da crociera e, in futuro, saranno a rischio anche i traghetti di maggiore dimensione. Cosa che, trattandosi delle navi più moderne, porterà a Olbia le unità più vecchie e inquinanti, con un danno quindi non solo all’economia locale, ma anche all’ambiente marino. La linea di costa però è salva” ha amaramente concluso Deiana, non dissimulando la delusione per l’accondiscendenza del Mase (che avrebbe potuto impuntarsi e portare il Mic in Consiglio dei ministri) e richiamando le motivazioni addotte da Soprintendenza e Ministero della Cultura per il parere negativo.
I funzionari hanno infatti stigmatizzato il fatto che “la linea di costa interessata dalla realizzazione delle vasche di colmata Nord costituisce uno dei rari tratti di morfologia costiera naturale risparmiato dai banchinamenti che hanno nel tempo artificializzato il tratto di costa a Nord dell’abitato; il progetto mostra che le vasche di colmata di fatto si tradurranno in un ulteriore ampissimo banchinamento della fascia di costa (per circa 5 ha)”, danneggiando il paesaggio in violazione – è l’interpretazione del Mic – di un decreto del 1965 che dichiarava la zona litoranea del comune di Olbia nella quale ricade intervento “di notevole interesse pubblico”, in quanto “fra le più belle zone della costa orientale della Sardegna, per l’eccezionale susseguirsi di quadri naturali offerti da innumerevoli promontori granitici che emergono dal mare purissimo”.
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