Disturbi GPS nello Stretto di Hormuz: navigazione a rischio
Le navi tentano di difendersi con carteggio manuale e “messaggi amici”

Nello Stretto di Hormuz, una delle aree più trafficate e strategiche per il trasporto di petrolio e merci, il disturbo costante dei segnali GPS sta creando serie difficoltà alla navigazione commerciale. Navi mercantili e petroliere lamentano continue interferenze e perdita del segnale, con il rischio di deviazioni accidentali dalla rotta e problemi nei sistemi di gestione della sicurezza.
Le autorità britanniche e statunitensi hanno confermato un aumento di episodi di jamming, con dispositivi capaci di disturbare il segnale satellitare rendendo inattendibili le posizioni fornite dai sistemi di bordo. Il fenomeno non è nuovo, ma negli ultimi mesi ha raggiunto livelli tali da compromettere le normali operazioni di navigazione.
Secondo i dati raccolti da compagnie di sicurezza marittima e armatori della zona, le navi si trovano a fare i conti con interferenze prolungate in prossimità delle acque territoriali iraniane. Gli effetti vanno dalla scomparsa del segnale GPS per ore alla visualizzazione di posizioni false sulle carte elettroniche.
Il rischio maggiore riguarda la possibilità di collisioni o di sconfinamenti involontari in aree interdette, in una regione dove le tensioni geopolitiche restano alte e dove gli episodi di sequestro di navi da parte di autorità iraniane hanno già precedenti concreti.
Le compagnie di navigazione stanno correndo ai ripari aggiornando i sistemi di bordo e rafforzando le procedure di navigazione manuale e visuale, mentre le unità militari occidentali di pattugliamento mantengono alta l’attenzione.
Il fenomeno di jamming nello Stretto di Hormuz si inserisce in un quadro più ampio di interferenze elettroniche che, secondo gli analisti, hanno finalità sia militari che di pressione strategica sul traffico mercantile internazionale. Per gli operatori dello shipping, la questione rappresenta un’ulteriore criticità in una delle rotte più delicate al mondo, da cui transita circa il 20% del petrolio globale.
La presidente di Navios Maritime Partners, Angeliki Frangou, ha dichiarato alla CNBC che l’interruzione “continua” del segnale GPS sta mettendo a rischio la sicurezza nello Stretto di Hormuz e che alcuni operatori stanno modificando le rotte per tenerne conto. In particolare, ha spiegato, i liner preferiscono attraversare lo stretto durante le ore diurne. “Non vogliono passare di notte perché lo ritengono pericoloso. È una situazione molto instabile – ha detto Frangou -. Le condizioni di sicurezza sono una priorità assoluta per noi. Per questo monitoriamo costantemente la situazione”.
La società Windward ha inoltre segnalato che alcuni operatori stanno usando il sistema AIS per trasmettere messaggi concilianti, nella speranza di scoraggiare eventuali attacchi da parte iraniana. Secondo la società, tra il 12 e il 24 giugno circa 55 navi hanno trasmesso messaggi inusuali nel periodo di maggiore tensione.
Alcuni di questi messaggi richiamano le strategie già viste nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden durante la crisi con gli Houthi, quando molti comandanti indicavano nel campo di destinazione dell’AIS diciture come “China owned” o “Russian crude”, per far sembrare la nave un bersaglio poco interessante.