Castalia si riaggiudica per 41,78 milioni il servizio di antinquinamento marino
Dal bando del Ministero dell’Ambiente erano stati stralciati la raccolta del marine litter e il pattugliamento delle piattaforme offshore
Dopo il passo falso dello scorso ottobre – quando, per ragioni non chiarite, aveva disertato la procedura -, Castalia è tornata ad aggiudicarsi la gara per il servizio di antinquinamento marino indetta dal Ministero dell’Ambiente, di cui è attuale appaltatore sulla base di un contratto (prorogato) che scadrà a fine agosto.
Il consorzio delle navi gialle, storico operatore del servizio in cui sono riuniti alcuni dei più importanti gruppi armatoriali italiani, ha ottenuto l’appalto con una offerta che ha previsto un ribasso dello 0,04785% sul prezzo a base d’asta, ovvero per circa 41,78 milioni di euro (su 41,8 milioni a budget). Un importo, quest’ultimo, destinato a coprire un servizio della durata di 24 mesi e inferiore a quello che era stato proposto nel procedimento precedente, andato fallito (43,4 milioni) di euro), anche per via delle minori richieste in termini di attività da espletare e navi da mettere a disposizione.
Le ragioni della sfrondatura si ritrovano esplicitamente citate nello stesso bando. In primis, i tagli del 5% sui capitoli di spesa delle pubbliche amministrazioni apportati dalla manovra di bilancio 2025-2027, che toccheranno anche la Direzione generale tutela della biodiversità e del mare (Tbm), su cui grava la spesa per il servizio. Ma anche, si legge nella decisione a contrarre che ha dato il via alla nuova gara, la presa d’atto che l’attività di raccolta del marine litter (i rifiuti solidi di origine umana, in particolare plastiche), introdotta di recente nei bandi per l’antinquinamento marino e riproposta anche nella gara chiusasi lo scorso ottobre, “non ha dato i risultati attesi”.
Dal bando, spiegava il Ministero, “anche in considerazione delle limitate disponibilità di bilancio”, era inoltre stato stralciato anche il servizio dedicato di pattugliamento periodico delle piattaforme offshore, anche in considerazione del fatto che lo stesso dicastero stava rinnovando il contratto con E-Geos per il monitoraggio satellitare delle aree su cui queste si trovano, così come di un previsto potenziamento del pattugliamento da parte della Guardia Costiera, sulla base di “un’apposita convenzione da stipulare con il Comando Generale delle Capitanerie di porto”.
Infine, ricordava il Ministero, Emsa (ovvero l’Agenzia europea per la sicurezza marittima), già offre un servizio chiamato Clean-Sea-Net, che “consiste nel trasmettere rapporti giornalieri su presunti inquinamenti da idrocarburi” sulla base di rilievi effettuati con sistemi satellitari, e dispone di unità navali cui richiedere interventi in caso di emergenze in mare, tre delle quali dislocate a Genova, Napoli e Ravenna.
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