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Navi

Terna prepara l’acquisto di una prima nave posacavi

La società avvia il confronto con due operatori per la fornitura di un mezzo, già attrezzato o da adeguare, da utilizzare tra Italia e Grecia

di FRANCESCA MARCHESI
2 Maggio 2024
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Cable layer

Se anche gli ultimi approfondimenti e analisi richiesti dovessero dare esito positivo, Terna potrà arrivare a breve a dotarsi di una nave posacavi di proprietà da dedicare alle attività di manutenzione nel tratto di mar Mediterraneo compreso tra Italia e Grecia.

La società di gestione della rete elettrica nazionale ha infatti reso noto di avere avviato una consultazione di mercato  – la seconda, dopo una prima istruttoria lanciata lo scorso novembre – con l’obiettivo di confrontarsi con i due operatori (dei tre che avevano risposto all’appello iniziale) ritenuti  “astrattamente e potenzialmente idonei” a fornire il mezzo, le cui specifiche tecniche – al momento non note – erano state già definite da Rina Consulting. Ad oggi è chiaro comunque che la valutazione riguarda una unità già attrezzata o da attrezzare per le attività di posa, manutenzione e riparazione di cavi, in grado di operare a diversi livelli di profondità.

La scelta di Terna di assicurarsi una nave di proprietà per lo svolgimento di questi servizi, solitamente assicurati da provider quali Prysmian, rappresenta certamente una novità, ma è anche frutto di una valutazione che prosegue ormai da diversi anni.

Il tema era infatti già discusso in una relazione prodotta nel 2021 da Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) sulla capacità elettrica tra Italia e Grecia, che negli anni precedenti era risultata spesso ridotta per via dei frequenti avarie e dei conseguenti interventi di manutenzione. Nel caso in particolare di guasti a mare, osservava la relazione,  il problema principale era rappresentato dai tempi necessari per il ripristino della rete, solitamente pari a “due mesi o più”. Lunghi in particolare per via della difficoltà di reperimento di mezzi navali idonei: il relativo mercato, secondo l’authority, è infatti “poco liquido”, “in un contesto di forte crescita delle installazioni di cavi sottomarini in alta tensione”, con tempi di attesa anche di “qualche settimana” tra la prenotazione della nave e il suo arrivo in loco. Per risolvere la criticità, Arera nel documento prospettava, come visto, la acquisizione di un mezzo navale dedicato, o in alternativa la sottoscrizione di “servizi di abbonamento” in grado di garantire alla azienda una sorta di priorità nella disponibilità dei mezzi.

Non è noto Terna abbia poi continuato a vagliare anche questa seconda strada, ma nel frattempo la società ha come visto proseguito lungo la prima, fino a inviare lo scorso novembre una relazione tecnica ad Arera in cui evidenziava come “i costi del Progetto Vessel” risultassero “inferiori ai benefici stimati attesi, in funzione del mancato beneficio sistemico dovuto alla maggiore indisponibilità dei collegamenti sottomarini”, decidendo quindi di avviare la prima consultazione di mercato per la fornitura. Da parte sua Arera ha successivamente evidenziato di “non riscontrare elementi ostativi” al progetto, ponendo quale unica condizione “che la stima dei costi per l’acquisto e attrezzaggio della nave, per l’esercizio e manutenzione e per ciascun evento di riparazione venga confermata nelle successive fasi di implementazione”. Quanto a Terna, anche nell’ultima consultazione ha confermato quanto già emerso, ovvero che “il repentino incremento a livello globale di collegamenti sottomarini, dovuto al perseguimento di obiettivi di decarbonizzazione, comporterebbe, a partire dall’anno 2024, una crescente insufficienza dei mezzi atti alla loro installazione e, a fortiori, alla loro riparazione e manutenzione”.

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