Gli agenti marittimi tarantini chiedono a gran voce il rigassificatore
L’installazione dell’impianto nello scalo ionico è una delle condizioni poste da almeno uno dei soggetti interessati all’ex Ilva: infondate secondo Raccomar i timori sui rischi ambientali

Il futuro degli impianti ex Ilva e, più in generale, della siderurgia italiana resta al centro del dibattito politico e industriale.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al termine di un incontro a Genova, ha ribadito che il governo intende procedere con il piano di decarbonizzazione, ma non esclude scenari alternativi: “Abbiamo ipotizzato che il polo Dri del preridotto sia a Taranto, ma se la città non desse l’autorizzazione all’approdo temporaneo della nave rigassificatrice, ne trarremmo le conseguenze e realizzeremo altrove il polo del preridotto”.
Su questo aspetto, assai dibattuto nella città ionica, s’è inserita la locale associazione degli agenti marittimi: “In un momento di significativa contrazione dei traffici portuali che sta mettendo a dura prova l’intero sistema economico tarantino, ribadiamo con forza il proprio sostegno al progetto di installazione di una nave rigassificatrice nel porto di Taranto” ha spiegato in una nota Raccomar (Associazione Raccomandatari e Agenti Marittimi) di Taranto.
“Di fronte a una crisi dei traffici senza precedenti, il rigassificatore rappresenta un’ancora di salvezza per l’intero sistema portuale e per l’indotto economico della nostra città” ha detto il presidente Giuseppe Melucci: “Non possiamo permetterci di perdere questa opportunità strategica per paure infondate sui rischi ambientali, che le più avanzate tecnologie rendono oggi minimi e controllabili”.
Secondo Raccomar l’installazione del rigassificatore garantirebbe “creazione di oltre 300 posti di lavoro diretti tra tecnici specializzati, operatori portuali e personale di sicurezza, incremento significativo dei traffici navali con l’arrivo programmato delle metaniere, maggiori entrate per servizi portuali: pilotaggio, rimorchio, ormeggio e servizi tecnico-nautici, sviluppo delle attività di bunkeraggio e servizi logistici correlati, consolidamento della posizione strategica del porto nel Mediterraneo orientale”. Elencati anche i presunti benefici indiretti, fra cui “oltre 1.000 posti di lavoro nell’indotto” e “incremento del Pil provinciale stimato in 150-200 milioni di euro annui”.
Secondo l’associazione “le moderne tecnologie applicate ai rigassificatori di ultima generazione garantiscono: standard di sicurezza elevatissimi conformi alle più stringenti normative internazionali, impatto ambientale minimo grazie a sistemi di contenimento e monitoraggio avanzati, esperienza consolidata di impianti similari operativi in altri porti europei senza incidenti, sistemi di gestione delle emergenze all’avanguardia e personale altamente specializzato”.
Per questo “Raccomar di Taranto auspica che tutte le istituzioni locali e regionali sostengano con determinazione questo progetto strategico, fondamentale per il rilancio economico del territorio e per garantire un futuro al sistema portuale tarantino”.
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