Seno: “Per completare la nuova diga di Genova servono tre anni e mezzo”
Alla Corte dei Conti il commissario dell’ente smentisce quello dell’opera. Slitta il termine di gara della direzione lavori, mentre l’Adsp spezzina incarica il progettista di Pergenova per il conferimento dei fanghi
S’arricchisce di una nuova autorevole voce il dibattito sulla durata dei lavori necessari per completare la nuova diga foranea del porto di Genova.
A inizio aprile SHIPPING ITALY aveva rivelato come la previsione di Pergenova Breakwater, appaltatore della Fase A e progettista dell’intera opera (Fase A e B, oggi accorpate in termini di esecuzione) fosse stata aggiornata a 39 mesi a far data dall’aggiudicazione dei lavori di Fase B. Una stima che, non essendo allora (né oggi) stata ancora bandita la relativa gara, colloca il termine a 2029 iniziato.
Un mese dopo il commissario straordinario all’opera, Marco Bucci, di fronte al Consiglio regionale smentiva pubblicamente Pergenova (e il suo subcommissario Carlo De Simone che ne aveva avallato la valutazione): “La fase A sarà completata entro la fine del 2027, la fase B terminerà per la fine del 2027, al massimo all’inizio del 2028”.
Ora è Massimo Seno, commissario straordinario dell’Autorità di sistema portuale di Genova, ente appaltante della Fase A (l’appalto della B è stato nel frattempo ‘passato’ a Bucci), a fornire indirettamente la propria versione, allineata a quella di Pergenova.
Lo rivela la relazione appena pubblicata dalla sezione regionale di controllo della Corte dei Conti sulle coperture degli atti della Regione Liguria. In essa si riportano alcuni stralci dell’interlocuzione avuta con l’ente locale (finanziatore di parte dell’importo) e parallelamente con l’Adsp in quanto committente di fatto, a firma del vertice: “I tempi di realizzazione della seconda fase dell’opera sono 39 mesi” (ovviamente a far data dall’inizio lavori) confermava Seno alla Corte negli stessi giorni in cui Bucci tagliava di almeno un anno tale previsione.
Per il resto la relazione non contiene dati inediti, limitandosi a spiegare che il costo inizialmente previsto per Fase B (circa 357 milioni di euro) avrebbe dovuto essere coperto da 330 milioni di euro attinti dal Governo nella primavera 2024 dal fondo complementare al Pnrr e da 57 milioni appunto stanziati dalla Regione Liguria.. Come è noto, però, oltre ai 160 milioni per Fase A, anche per Fase B sono già emersi 142 milioni di extracosti, ragion per cui, mancando la copertura, la gara d’appalto non è ancora stata bandita.
In questo caso le parole di Seno riportate dalla Corte sono allineate a quelle di Bucci: “Sono tutt’ora in corso interlocuzioni della Struttura Commissariale del Commissario ex art. 1 della l. 130/2018 (cioè quella di Bucci, ndr) con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e con il Ministero dell’Economia”.
Tornando alle gare, circa una settimana fa è stata invece avviata quella per la direzione lavori. Diversi candidati – si apprende però dall’odierna pubblicazione dei chiarimenti – hanno chiesto una proroga in considerazione della complessità; proroga accordata dalla struttura commissariale con slittamento del termine di presentazione dell’offerta dal 9 al 23 giugno. Rettificati inoltre alcuni elementi del disciplinare, fra cui quello relativo ai “Requisiti di Capacità Tecnica e Professionale”: i servizi espletati saranno riferiti non agli ultimi tre anni bensì agli ultimi dieci.
Sul fronte dei lavori di Fase A in corso e in particolare del riempimento dei cassoni, intanto, mentre commissario, Adsp e appaltatore predispongono gli ulteriori approfondimenti tecnici richiesti dal Ministero dell’ambiente sulla qualità dei materiali, l’Adsp di La Spezia, che il decreto ambiente dello scorso autunno ha autorizzato a conferire fanghi dei propri dragaggi all’opera genovese, ha cominciato a muoversi in tale direzione, affidando l’analisi dei rischi del trasferimento dei materiali a Ramboll Italy.
Azienda che è parte della cordata Pergenova: il beneficiario del trasferimento dei fanghi (potenzialmente inquinati) stabilirà quindi i rischi dell’operazione di trasferimento. “Non si rilevano gli elementi di incompatibilità e/o inopportunità ipotizzati. Al contrario, si è ritenuto particolarmente efficace ed efficiente rivolgersi a una società che, avendo curato gli aspetti di permitting ambientale connessi alla nuova diga di Genova, offre le garanzie di prontezza operativa e rapidità di esecuzione richieste” ha commentato l’ente spezzino.
A Genova, invece, Pergenova ha nuovamente integrato il contratto di subappalto con lo Studio Marchetti, specializzato in controlli geologici, portandolo a un totale di oltre 3,5 milioni di euro per la “messa in opera della metodologia per l’installazione offshore di piezometri ed inclinometri con il penetrometro Seabed Manta”, atto a misurare l’efficacia dell’attività di consolidamento del terreno. Nel caso di specie il primo inclinometro di Marchetti è stato posizionato a 20 metri di profondità nel terreno di un fondale di 50 metri.
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