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“Dal conflitto problemi di approvvigionamento di carbone a Brindisi”

La guerra in Ucraina sta impattando al momento sui porti italiani, che scontano carenze di approvvigionamenti di carbone a Brindisi e di prodotti siderurgici negli scali dello Stretto e a Taranto. A parlarne sono stati i presidenti delle relative autorità di sistema portuale, nell’ordine Ugo Patroni Griffi, Mario Mega e Sergio Prete, nel corso di […]

di Nicola Capuzzo
18 Marzo 2022
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La guerra in Ucraina sta impattando al momento sui porti italiani, che scontano carenze di approvvigionamenti di carbone a Brindisi e di prodotti siderurgici negli scali dello Stretto e a Taranto. A parlarne sono stati i presidenti delle relative autorità di sistema portuale, nell’ordine Ugo Patroni Griffi, Mario Mega e Sergio Prete, nel corso di un dibattito sul tema del Pnrr nel corso della fiera LETExpo – Logistics Eco Transport organizzata da Alis che si sta svolgendo a Verona in questi giorni.

Facendo il punto più in generale sui progetti che coinvolgono gli scali della AdSP del Mar Adriatico Meridionale, Patroni Griffi ha affermato: “Abbiamo intercettato 1 miliardo di euro che avrebbe bisogno di una struttura diversa, per coprire 300 km di costa c’è bisogno di uno sforzo per trovare le risorse, con un lavoro di qualità per i finanziamenti” e invitato a guardare ai porti come ecosistemi. “C’è bisogno di produzione, distribuzione e vendita dell’energia a prezzi concorrenziali. L’idrogeno per i porti ha un senso, anche se ad oggi è un miraggio, utilizzato in maniera deflattiva, con problemi di stoccaggio, pericolo e di costi. Abbiamo bisogno dell’eolico, di trasformare l’energia per gli utilizzi della navigazione, come l’ammoniaca”. Anche per questo, il confronto con la “comunità energetica non è sufficiente, dobbiamo ragionare con i sistemi portuali e gli enti nazionali con obiettivi dati dallo Stato: ci dobbiamo confrontare sulla sostenibilità, sulle interfacce porto – città, ma ci sono dei traguardi che non possono essere devoluti ad un conflitto microlocale”. Rispetto agli effetti della guerra, il presidente della AdSP Mam ha aggiunto: “Abbiamo qualche problema di approvvigionamento del carbone a Brindisi, che per l’impatto sul contesto industriale ha un certo significato”.

Sia Mega che Prete hanno parlato di difficoltà per il settore siderurgico, anche se “c’è la possibilità di approvvigionarsi da altri fronti” ha evidenziato il presidente della AdSP del Mar Ionio.  “Abbiamo traffici con la lavorazione degli acciai provenienti dalla Russia e Ucraina che ora sono bloccati” ha invece ammesso il vertice della AdSP dello Stretto.

Mega ha evidenziato quelli che a suo avviso sono i problemi principali dei ‘suoi’ scali e su cui l’authority ha concentrato i suoi sforzi: “Il primo riguarda l’accoglienza ai passeggeri nei porti dello Stretto, che rappresentano il primo porto di traghettamento in Europa, dove passano più di 1 milione di mezzi leggeri e 11 milioni di passeggeri, dove ci sono nodi di intercambiabilità con delle banchine inadeguate”, su cui si interverrà “creando delle stazioni marittime” per le quali è previsto un investimento da 35 milioni. Rispetto al tema della transizione energetica, cui sono dedicati 110 milioni, il presidente dell’AdSP dello Stretto ha citato il progetto per il deposito costiero: “Sono già pronti gli studi di fattibilità, confidiamo di essere in grado di raggiungere nei tempi questi obiettivi”. Entro “il primo o secondo trimestre dell’anno prossimo sigleremo i contratti di appalto mentre gli interventi si concluderanno entro il 2026”.

Nel suo intervento Prete ha parlato degli interventi previsti nella zona ionica al Pnrr: “Abbiamo ricevuto un finanziamento per due dighe foranee a protezione delle banchine portuali e un altro da 50 milioni per l’infrastrutturazione primaria di un’area di 75 ettari, dove vogliamo realizzare un Eco Industrial Park”, opera “eredità di un progetto che abbiamo acquisito a giugno da una società e che abbiamo candidato a finanziamento in maniera positiva”. Questi interventi vanno ad aggiungersi “a un adeguamento di 600 milioni di euro nel porto di Taranto e che prevede altri due interventi in corso di completamento”. A questi si sommano “altri interventi con impatto importante sui porti stessi, come quelli ferroviari e stradali”. Tutti i progetti puntano a una “diversificazione profonda del porto di Taranto”, e daranno allo scalo una “poliunzionalità completa”.

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