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In arrivo sussidio da 100 milioni di euro per gli armatori italiani

Spuntato un emendamento bipartisan nel Decreto Aiuti. Accolte dai deputati quasi tutte le richieste dei terminalisti: proroga concessioni, sconto canoni e partecipazione alle comunità energetiche

di Andrea Moizo
14 Giugno 2022
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Mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden non perde occasione di sferzare le shipping line del settore container, responsabili a suo dire di buona parte della galoppata dell’inflazione che sta travolgendo le economie occidentali, per i parlamentari italiani le compagnie armatoriali sono vittime dell’aumento dei costi e meritevoli quindi di sostegno pubblico.

Fra gli emendamenti al Decreto Aiu segnalati dai gruppi parlamentari, infatti, ne è stato indicato uno (nella versione di Movimento 5 Stelle e Forza Italia, ma analogo testo era stato presentato da Partito Democratico, Lega, Articolo Uno e Italia Viva) che crea un fondo da 100 milioni di euro per il 2022, sottraendoli al “fondo per interventi strutturali di politica economica”.

Il bonus, nella misura massima di 400mila euro a impresa, servirà secondo i deputati impegnati nella conversione del decreto, “Al fine di compensare parzialmente le imprese armatoriali con sede legale ovvero aventi stabile organizzazione nel territorio italiano che utilizzano navi iscritte nei registri degli Stati dell’Unione europea o dello Spazio economico europeo ovvero navi battenti bandiera di Stati dell’Unione europea o dello Spazio economico europeo dagli effetti economici negativi, diretti ed indiretti, causati dalla guerra russoucraina e dai maggiori oneri derivanti dalla interruzione delle attività commerciali con le aree interessate anche indirettamente dal conflitto bellico, dai relativi aumenti eccezionali dei costi delle assicurazioni e al fine di compensare parzialmente i maggiori oneri sostenuti dal settore del trasporto via mare a causa dell’eccezionale aumento dei prezzi dei carburanti navali”.

Possono considerarsi soddisfatti anche i terminalisti. Tre su quattro delle loro richieste – a differenza dei colleghi armatori presentate alla luce del sole – hanno infatti incassato l’appoggio dei parlamentari. Le misure più sostanziose – la proroga di un terzo anno (dopo i due anticovid) delle concessioni di tutti i terminalisti, le imprese portuali, le stazioni marittime e i concessionari ex art.36 Codice della Navigazione e la riduzione dei canoni a fronte di gap di fatturato pari almeno al 20% nel confronto 2022/2019 – sono sì contenute in un emendamento di minoranza (Fratelli d’Italia), ma analoghe previsioni erano state proposte (ma non segnalate) da Lega e Partito Democratico.

Gli stessi tre partiti avevano predisposto anche un emendamento dedicato al cosiddetto Ferrobonus portuale, ma nessuno lo ha segnalato, mentre Partito Democratico, Lega, M5S e Italia Viva porteranno in votazione quello che recepisce la proposta di Assiterminal di consentire anche ai concessionari oltre che alle Autorità di Sistema Portuale di “costituire comunità energetiche rinnovabili”.

Da evidenziare poi la segnalazione dell’emendamento trasversale che istituisce un fondo da 7 milioni di euro per “per il sostegno ai distributori di gas naturale per autotrazione monocarburanti danneggiati dalla crisi ucraina” e la mancata segnalazione di due emendamenti analoghi (uno di Italia Viva, l’altro di Fratelli d’Italia) che avrebbero istituito un fondo di 20 milioni di euro per le imprese “ad alta intensità di esportazione” per “far fronte all’aumento dei costi dei noli del trasporto marittimo di container”.

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