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A rischio più di 900 marittimi di Carnival Uk

Il sindacato Nautilus denuncia la volontà del gruppo crocieristico di licenziare e riassumere a condizioni inferiori una quota significativa del personale di Cunard e P&O Cruises

di Redazione SHIPPING ITALY
24 Novembre 2023
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Il sindacato marittimo del Regno Unito sta protestando contro la notizia del possibile licenziamento e riassunzione, da parte della filiale britannica del gruppo Carnival, di più di 900 membri di equipaggio che lavorano sulle navi da crociera dei marchi Cunard e P&O come parte di una rinegoziazione del contratto in corso. Un portavoce di Carnival Uk ha risposto alle domande dei media negando che la società stia cercando di ridurre i livelli di personale, affermando che ciò fa invece parte di un regolare riallineamento dei suoi contratti di lavoro. Costa Crociere a SHIPPING ITALY ha fatto sapere di non avere in programma nessuna azione simile nel prossimo futuro.

Secondo la legge sul lavoro britannica, un’azienda che pianifica grandi cambiamenti che potrebbero vedere il 20% o più dei suoi dipendenti licenziati in un’unica sede è tenuta a presentare alle autorità un preavviso di 30-45 giorni. Le imprese sono inoltre tenute ad avviare un processo di consultazione con i singoli individui attraverso il loro sindacato sulle modifiche ai termini e alle condizioni di lavoro.

Fleet Maritime Services, una filiale di Carnival Corporation con sede alle Bermuda, ha presentato la documentazione richiesta nota come modulo HR1 il 15 novembre, riferendo che stava iniziando il processo di consultazione. Secondo quanto riferito, il modulo indica che il processo è iniziato il giorno prima, ma il sindacato britannico Nautilus riferisce di essere stato informato del deposito di HR1 solo il 22 novembre.

“Le consultazioni riguardano le modifiche dei termini e delle condizioni relative ai giorni lavorativi e alle modalità di lavoro” ha scritto la società nel suo documento. In questione c’è la retribuzione e l’orario di lavoro per i 919 membri dell’equipaggio che lavorano su tutte e sette le navi della P&O Cruises e su tutte e tre le navi della Cunard. Rappresenta tuttavia una frazione dell’equipaggio totale a bordo di quelle 10 navi da crociera, ma coinvolgerebbe navi iconiche come la Queen Mary 2 e le navi di P&O Britannia, Iona e la nuova Arvia, tutte registrate alle Bermuda.

Secondo quanto riferito, la società di manning di Carnival, Fleet Maritime Services, ha scritto nella sua dichiarazione “Non sono proposti licenziamenti”, ma ha osservato che “il licenziamento e la riassunzione possono essere presi in considerazione se non è possibile raggiungere un accordo su nuovi termini”.

Garry Elliot, organizzatore nazionale senior di Nautilus International, ha rilasciato una dichiarazione in cui esorta Carnival Uk a ritirare la minaccia di “licenziamento e riassunzione” e a impegnarsi in negoziati significativi.

La società ai media afferma che si tratta di “un processo annuale di revisione salariale con i nostri ufficiali marittimi a bordo delle nostre navi”. E che l’occupazione è aumentata di recente poiché le compagnie di crociera hanno aggiunto più navi. P&O ha introdotto nel 2022 la nuova enorme nave da crociera Arvia (184.700 tonnellate di stazza lorda) che ha a bordo oltre 1.800 membri dell’equipaggio. Cunard sta attualmente costruendo la sua quarta nave da crociera Queen Anne (113.000 tonnellate di stazza lorda), che entrerà in servizio nel maggio 2024.

La notizia dell’inizio della consultazione per Cunard e P&O Cruises ha riportato alla mente l’incidente del marzo 2022 in cui la compagnia indipendente P&O Ferries (di proprietà di DP World) licenziò sommariamente oltre 800 membri dell’equipaggio su tutti i traghetti della compagnia che operavano dai porti del Regno Unito senza preavviso o notifica sindacale. L’equipaggio fu informato da un video preregistrato riprodotto a bordo delle navi.

“Chiediamo inoltre al governo del Regno Unito di imparare la lezione dalla P&O Ferries e di mettere al bando la pratica coercitiva del licenziamento e della riassunzione” ha affermato Elliot. “Ai datori di lavoro non può essere consentito di trattare i propri dipendenti con disprezzo e coercizione attraverso modifiche fondamentali ai termini e alle condizioni, giocando con i mezzi di sussistenza dei propri dipendenti”.

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