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Economia

Aiuti di Stato: Bruxelles mette i porti italiani con le spalle al muro

“La Commissione europea ha chiesto all’Italia di abolire le esenzioni dall’imposta sulle società di cui beneficiano i porti italiani allo scopo di allineare il regime fiscale nazionale alle norme Ue in materia di aiuti di Stato. I profitti che le autorità portuali traggono dalle loro attività economiche devono essere assoggettati all’imposizione ordinaria prevista per le […]

di Nicola Capuzzo
4 Dicembre 2020
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“La Commissione europea ha chiesto all’Italia di abolire le esenzioni dall’imposta sulle società di cui beneficiano i porti italiani allo scopo di allineare il regime fiscale nazionale alle norme Ue in materia di aiuti di Stato. I profitti che le autorità portuali traggono dalle loro attività economiche devono essere assoggettati all’imposizione ordinaria prevista per le società dalla legislazione italiana onde evitare distorsioni della concorrenza. La decisione odierna scaturisce dalle indagini della Commissione sulla tassazione dei porti negli Stati membri”.

Queste sono le parole con cui inizia la nota pubblicata da Bruxelles dove ancora una volta l’Europa ribadisce all’Italia la propria posizione: l’attività economica svolta dalle port authority dev’essere assoggettata a imposizione fiscale come fosse attività d’impresa. Non è sufficiente sostenere che le AdSP siano enti pubblici non economici e che svolgano attività di regolazione e di coordinamento.

Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la Concorrenza, ha dichiarato: “Le norme Ue in materia di concorrenza riconoscono l’importanza dei porti per la crescita economica e lo sviluppo regionale e consentono agli Stati membri di investire in questo settore. Al tempo stesso, per tutelare la concorrenza, la Commissione deve garantire che eventuali utili generati dalle attività economiche delle autorità portuali siano tassati allo stesso modo degli utili delle altre imprese. La decisione odierna indirizzata all’Italia – come già quelle rivolte ai Paesi Bassi, al Belgio e alla Francia – ribadisce che concedere ai porti esenzioni ingiustificate dall’imposta sulle società falsa la parità delle condizioni concorrenziali e nuoce alla concorrenza leale. Queste esenzioni vanno quindi abolite”.

La nota della Commissione ricorda appunto che in Italia le autorità portuali sono completamente esentate dall’imposta sul reddito delle società. Nel gennaio 2019 la Commissione aveva invitato l’Italia ad adeguare la legislazione nazionale per assicurare che i porti pagassero l’imposta sugli utili generati dalle attività economiche allo stesso modo delle altre imprese attive sul suo territorio, in linea con la normativa Ue sugli aiuti di Stato. Nel novembre 2019 la Commissione ha avviato un’indagine approfondita volta ad accertare il fondamento delle sue preoccupazioni iniziali sulla compatibilità delle esenzioni fiscali concesse ai porti italiani con le norme sugli aiuti di Stato dell’Ue.

Al termine della sua valutazione la Commissione ha concluso che l’esenzione dall’imposta sulle società conferisce ai porti italiani un vantaggio selettivo, violando così le norme comunitarie in materia di aiuti di Stato. “Nello specifico, l’esenzione non persegue un chiaro obiettivo di interesse pubblico, ad esempio la promozione della mobilità o del trasporto multimodale, mentre le autorità portuali possono usare il risparmio d’imposta che ne deriva per finanziare qualunque tipo di attività o sovvenzionare i prezzi praticati dai porti ai clienti, a scapito dei loro concorrenti e della concorrenza leale” sostiene Bruxelles.

La decisione della Commissione precisa che se le autorità portuali realizzano profitti grazie alle loro attività economiche, questi dovrebbero essere soggetti all’imposizione ordinaria prevista dalla normativa fiscale italiana per evitare distorsioni della concorrenza.

Il dialogo tra la Commissione e le autorità italiane prosegue. “Ora – prosegue la nota – l’Italia deve adottare le misure necessarie ad abolire l’esenzione, in modo da garantire che dal 1º gennaio 2022 a tutti i porti si applichino le stesse norme fiscali che valgono per le altre imprese; l’Italia e la Commissione continueranno a confrontarsi in modo costruttivo al riguardo”.

Dal momento che risale a prima del 1958, anno in cui il trattato è entrato in vigore in Italia, questa misura è considerata un “aiuto esistente”: la decisione odierna non impone pertanto all’Italia di recuperare l’imposta sul reddito delle società che non è stata versata in passato.

Leggi la nota completa della Commissione Europea – Aiuti di Stato: la Commissione chiede all’Italia di mettere fine all’esenzioni fiscali a favore dei porti”

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