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Giallo a Ravenna sulla cassa di colmata (mancante?) per l’Hub portuale

Mentre l’avvio dei dragaggi, cuore del progetto, slitta a primavera, l’AdSP pubblica e poi ritocca un bando per la ricerca, a fini di acquisizione, di un’area retroportuale da 300mila mq, definita “indispensabile”

di Andrea Moizo
1 Febbraio 2022
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Malgrado la celebrazione ufficiale dell’avvio dei lavori, lo scorso settembre, il cuore del progetto Hub da 235 milioni di euro, il dragaggio cioè di quasi 5 milioni di metri cubi volto a portare i fondali del porto di Ravenna a -12,5 metri di profondità, non è ancora partito.

Le cause non sono chiare, per quanto la stampa locale le individui in problematiche burocratiche di diversa natura (Il Resto del Carlino e Il Corriere Romagna, riportando la denuncia di un gruppo consigliare di opposizione, hanno attribuito il ritardo alla mancanza fino a poco prima di Natale del “del necessario parere dell’organismo di certificazione, il Rina”; il secondo quotidiano pochi giorni dopo ha riferito anche di intoppi sulle autorizzazioni alla bonifica), ma, nel silenzio della stazione appaltante, alcuni recenti atti di quest’ultima, l’Autorità di Sistema Portuale, pongono seri interrogativi.

Alcuni giorni fa sull’albo dell’ente è comparso un avviso per la “manifestazione di interesse per la ricerca di area idonea allo sviluppo dei progetti infrastrutturali dell’ente”. Richiamati l’aggiudicazione nel novembre 2020 del progetto Hub al raggruppamento composto da Consorzio Stabile Grandi Lavori (mandataria) e Dredging International (mandante) e l’invio nel novembre 2021 di “candidature progettuali” per il bando Green Ports del Ministero della Transizione Ecologica, si spiega genericamente che “l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale, al fine di sviluppare i molteplici progetti infrastrutturali in via di perfezionamento, ha la necessità di reperire un’area idonea situata nell’ambito portuale o nelle sue immediate vicinanze;” e che “la disponibilità di ulteriori aree risulta indispensabile anche per l’attivazione dei progetti infrastrutturali di transizione energetica in ambito portuale per cui sono stati assegnati ingenti fondi tramite il Pnrr”. Vale a dire 130 milioni di euro destinati alla seconda fase del progetto, l’approfondimento a -14,5 metri dei fondali, per la quale l’ente a settembre aveva avviato un bando per la realizzazione e la gestione in concessione ventennale di un impianto di trattamento dei fanghi.

Ciò premesso, si delinea lo scopo dell’avviso: “Acquisire manifestazioni di interesse, in modo non vincolante, da parte di tutti i soggetti interessati alla cessione di un’area con i requisiti idonei”. Idonei a cosa non lo si dice, ma i requisiti vengono poco dopo elencati: “Vicinanza al porto di Ravenna; disponibilità tempestiva alla cessione; superficie di almeno 30.000 mq; accessibilità diretta alla viabilità; l’eventuale sussistenza di vincoli di carattere ambientale non deve costituire pregiudizio per la realizzazione dei progetti”.

Una dicitura quest’ultima che viene precisata poco oltre, laddove l’avviso invita gli interessati a specificare “l’ubicazione dell’area, identificativi catastali, allegando eventualmente visura, mappa e planimetria catastale oltre ad altre indicazioni utili comprese la presenza o l’assenza di costruzioni, strutture o vincoli, che possano influenzare la costruzione di una cassa di colmata”. Come se, vien da pensare alla luce di quella che è una delle criticità principali dell’Hub, cioè la destinazione dei fanghi di dragaggio, l’ente si fosse reso conto di una carenza progettuale in tal senso e cercasse di correre ai ripari acquisendo una nuova area da adibire a cassa di colmata, anche se su 30mila mq si può fare ben poco.

Detto che in tal senso sembra deporre la tempistica repentina della procedura (scadenza dell’avviso fissata al 18 febbraio) e il fatto che sulla scelta fra più proposte peserà il tempo necessario a rendere l’area utilizzabile, il mistero (l’Adsp sulla questione non ha rilasciato commenti) si è però ulteriormente infittito sabato scorso, quando l’avviso è stato annullato e ripubblicato identico in tutte le 4 pagine, fatta salve due lievi ma sostanziali modifiche alla summenzionata dicitura. Gli interessati infatti dovranno indicare “la presenza o l’assenza di costruzioni, strutture o vincoli, che possano precludere l’utilizzo dell’area”. Dalla versione definitiva è cioè sparito il riferimento alla cassa di colmata, sostituito da una locuzione ancor più generica del resto del bando. Per contro, però, i 30mila mq sono diventati 300mila mq, una superficie decisamente più congrua ad ospitare un grande quantitativo di fanghi, anche se in teoria il progetto Hub non dovrebbe avere esigenze di questo tipo.

In attesa che l’ente faccia chiarezza (anche le fonti di finanziamento dell’operazione), occorre da ultimo evidenziare come negli stessi giorni sia stato prorogato di una settimana il termine per la presentazione di offerte relative all’appalto da 39,5 milioni di euro bandito a inizio gennaio per l’adeguamento di alcune banchine, propedeutico ai lavori di escavo.

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