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Giovannini: “I porti funzionano”. No a un Ministero del Mare

Ai presidenti delle port authority ha chiesto passi più veloci su quattro punti: sicurezza sul lavoro, giovani, formazione e disabilità

di Nicola Capuzzo
23 Giugno 2022
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Roma – “Perché dei porti non si parla tanto? Perché funzionano!”. Ha esordito così, rispondendo ad alcune considerazioni emerse prima del suo intervento, il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovanni, durante il proprio discorso all’assemblea di Assoporti tenutasi a Roma.

“Prima di prendere questo incarico non mi ero occupato molto di porti ma la prima cosa che ho notato è stato il canto di sirene come ‘Le Autorità portuali devono competere fra di loro’, ‘il Ministero del mare”, “il cambiamento” e altro. Nell’ultimo anno e mezzo il sistema portuale ha dimostrato di saper lavorare bene e ha resistito a queste sirene” ha affermato Giovannini. Tre (riforme, investimenti e pianificazioni) i punti attorno al quale il Mims sta preparando “un documento su come saranno i porti dopo il Pnrr e mostrerà a livello europeo, agli armatori e a chi deve decidere dove operare, dove collocare quel reshoring che ci si attende: nelle Zone economiche speciali”. Più precisamente il Ministro ha detto di voler favorire a ridosso dei porti l’insediamento di attività industriali che torneranno in Italia.

Il ministro ha detto di concordare con chi dice “non copiate Rotterdam” perché “è un’altra cosa”. Poi ha aggiunto: “Perché dobbiamo copiare? Bisogna costruire un sistema resiliente e questo significa creare un sistema. Dobbiamo fare investimenti che speriamo non ci portino a rimpiangere le scelte fatte, investimenti per accrescere flussi da sud a nord ma anche da nord a sud. Le Zes saranno fondamentali, magari soprattutto nel Mezzogiorno, per produrre. Parlare di porti vuol dire parlare di politica industriale”.

Bocciata poi la richiesta di un dicastero dedicato all’economia marittima: “Vogliamo – ha chiesto Giovannini – un ministero del mare che si occupi di politica industriale di tutto il paese? Un po’ difficile. Meglio uno che si occupi di interconnessioni, di ferrovie, visione di paese, di manifattura, di servizi: tutto parte di un sistema diverso. Non c’è dubbio che sarà diverso. A Davos un produttore di microchip ci ha detto che non possono continuare a spedirci merci inquinando con i trasporti via mare. Transizione ecologica non è qualcosa che dobbiamo auspicare ma qualcosa che dobbiamo realizzare e non subire”.

A proposito dei nuovi carburanti (ammoniaca, gnl, combustibili normali, idrogeno) “dobbiamo noi capire dove dobbiamo portare il sistema” ha proseguito. “Non dobbiamo dare nulla per scontato. Dobbiamo investire in visione, in capacità”.

Per questo ha rivelato poi la nascita di un “Centro di ricerca su innovazione e sostenibilità delle infrastrutture e della mobilità (marittima, ferroviaria, ecc.) per connettere gli enti di ricerca alle necessità del Ministero. Non dobbiamo avere paura del cambiamento né dare nulla per scontato. Non è un caso che nell’ultimo decreto abbiamo dato strumenti più rapidi per investimenti del Corpo delle Capitanerie”.

Venendo alla “lista della spesa” che gli è stata presentata, il ministro ha risposto dicendo: “Sono stati fatti passi importanti sulla parità di genere e sulla sostenibilità” ma “bisogna fare passi più veloci e più avanti su quattro punti”. Il primo: “Sicurezza sul lavoro (avvio di un protocollo dei porti con Inail come si sta facendo con i grandi soggetti delle infrastrutture italiane)”. Secondo: “Un programma per i giovani. I porti a Rotterdam sono centri di attrazione delle migliori menti, di startup, ecc. Vogliamo capire cosa fare su questo. Come strutturare tutto questo in modo migliore”. Terzo: “Formazione. Quasi tutti i porti hanno un’università vicina”. Quarto: “Disabilità. La ministra Stefani (ministro per le disabilità, ndr) chiede per tutte le opere valutazioni ex ante, in itinere ed ex post su come ogni investimento considera il tema della disabilità per migliorare l’accessibilità”.

Un ultimo cenno Giovannini lo ha fatto alle “buone pratiche perché se tutti i porti fossero allineati alle migliori pratiche non solo avremmo fatto un grande salto ma avremmo anche raggiunto maggiore unicità. Su questo chiedo uno sforzo importante ai presidenti. In particolare sulla digitalizzazione: non è un caso che abbiamo voluto riappropriarci, dopo anni di incapacità, della Piattaforma Logistica Nazionale. Il 27 Giugno proporremo all’assemblea degli azionisti la nomina di Ivano Russo ad amministratore di Ram Spa”. Russo, attuale direttore generale di Confetra, è stato definito dal ministro come un professionista di alta levatura.

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