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In porto a Genova s’infittisce il giallo delle aree di cantiere per il ‘ribaltamento Fincantieri’

Il presidente di Adsp Signorini contraddice il verbale di aggiudicazione: “Non mi risultano accordi con Trge e Spinelli”. Avanti su Gnl a Vado Ligure e Prp, il programma straordinario chiude al 50% del previsto

di Andrea Moizo
14 Gennaio 2022
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Fincantieri Sestri P

Genova – A quali attività portuali saranno sottratti gli oltre 20mila mq di aree di cantiere (quelle cioè deputate a ospitare mezzi, materiali, lavorazioni parziali e materiali di risulta) necessarie al cosiddetto ribaltamento a mare dello stabilimento navalmeccanico di Fincantieri a Sestri Ponente, Genova? Probabilmente quelle oggi occupate dal carbonile Enel e da Terminal Rinfuse Genova ma risposte certe e ufficiali sulla questione ancora non si possono ottenere.

Un giallo sempre più fitto, che non è stato possibile risolvere nemmeno in occasione della conferenza stampa organizzata da Autorità di Sistema Portuale di Genova, struttura commissariale e Regione Liguria per fare il punto, a tre anni dall’avvio, sull’attuazione del Programma Straordinario degli investimenti portuali (il pacchetto di opere che il Decreto Genova, contribuendo al finanziamento, ha consentito all’AdSP di implementare in tandem col commissario per la ricostruzione del Morandi, Marco Bucci) in cui rientra il progetto.

Come rivelato da SHIPPING ITALY, il verbale di aggiudicazione pubblicato da AdSP lo scorso 29 dicembre (aggiudicazione andata al mandatario Consorzio Stabile Grandi Lavori insieme a Rcm Costruzioni, Fincosit, Trevi, Consorzio Integra e Gs Edil con i progettisti Technital, Proger, Ingegneria Especializada Obra Civil e Industrial, Acciona Ingegneria, Sjs Engineeering e Duomi), riportava che fra le “migliorie ritenute significative” dall’AdSP per selezionare il vincitore c’era la “messa a disposizione di n.2 aree private all’interno del Porto di Genova (Ponte San Giorgio e Ponte Ex Idroscalo), con disponibilità esclusiva, per tutta la durata dell’appalto”.

In sostanza, cioè, l’appaltatore vince l’appalto garantendo (non è chiaro se dimostrandolo carte alla mano) di avere un accordo con alcuni privati disposti a ospitare le aree di cantiere, cosa che sgrava la stazione appaltante dal non facile problema di trovare gli oltre 20mila mq che servono, sottraendoli ad altre attività, magari attraverso espropri temporanei sempre complicati (si veda il recente caso con Acciaierie d’Italia). Ma c’è un ‘ma’, anzi due.

Ponte San Giorgio è tutto in concessione a Terminal Rinfuse Genova, società controllata dal gruppo Spinelli che poco più di un mese fa ha beneficiato di un rinnovo di 30 anni del titolo, presentando un piano industriale in cui non si fa alcuna menzione al fatto che un 10-15% delle aree verranno subaffittate all’aggiudicataria per almeno 5 anni. E successivamente la società ha negato a SHIPPING ITALY l’esistenza di accordi in tal senso.

I privati concessionari a Ponte Idroscalo sono Rolcim (che difficilmente può essere il sublocatore, dato che i suoi spazi sono pieni di silos e non si prestano alla bisogna) e Spinelli, che a maggio ha ottenuto anche una ulteriore porzione dell’area da 7.500 mq, il cosiddetto ex carbonile della centrale Enel, e a SHIPPING ITALY ha smentito il subaffitto a Consorzio Stabile e soci. I quali a loro volta non hanno voluto rispondere sul punto (Trevi e Rcm).

A rimestare ulteriormente le carte sono arrivate oggi le parole del presidente della port authority genovese: “L’utilizzo di aree concesse è senz’altro possibile e Trge si presta da questo punto di vista” ha detto Signorini, senza soffermarsi sulla recente proroga e sul fatto che a maggio, quando l’ex carbonile di ponte Ex Idroscalo venne dato a Spinelli, il problema delle aree di cantiere del ribaltamento era già noto, ma spingendosi, invece, a contraddire apparentemente il verbale di aggiudicazione: “Non mi risulta ci sia già un accordo”.

Quindi le possibilità sembrano le seguenti: o l’accordo c’è ma il presidente Signorini lo ignora (anche se la domanda era stata posta due settimane fa da SHIPPING ITALY) forse per non doverne spiegare le apparenti contraddizioni con il prolungamento della concessione di Trge e l’assentimento a Spinelli dell’ex carbonile quando l’ente avrebbe potuto direttamente destinarlo ad area di cantiere. Oppure l’accordo non c’è e il verbale allora non sarebbe fedele alla realtà delle cose. Impossibile, per ora, conoscere la verità.

Ad ogni modo l’incontro è stato dedicato anche ad altro. Il primo obiettivo era fare il punto sull’attuazione del suddetto Programma Straordinario, dato che domani (15 gennaio) scade il termine previsto dalle legge, il Decreto Genova, che parlava di tre anni per la “realizzazione” degli interventi in esso compresi: “Per ‘realizzazione’ abbiamo inteso l’aggiudicazione di un appalto relativo al singolo progetto” ha spiegato Signorini, affermando che il grosso era stato fatto, ma mostrando alcune slide in cui le aggiudicazioni nel triennio di vigenza del Programma ammontano a poco più del 50% dei 2,27 miliardi di euro previsti.

Vero è che molto di ciò che manca è ascrivibile alla nuova diga foranea (950 milioni di euro), la cui procedura di aggiudicazione è stata avviata, però inesitati (privi di aggiudicazione, fossero anche progettuali) risultano alla scadenza altri progetti importanti fra cui l’adeguamento del parco ferroviario Fuori Muro (65 milioni di euro), il trasferimento dei depositi chimici di Multedo (30 milioni) o il parco ferroviario Ronco-Canepa (5 milioni), anche se il concetto di “aggiudicazione” di cui ha parlato il commissario Marco Bucci apre a scenari fino a ieri imprevedibili.

Da rimarcare, infine, come l’occasione sia stata utile a Signorini per un aggiornamento sull’istanza presentata alcuni mesi fa per la realizzazione di un deposito di Gnl a Vado Ligure (“Stiamo procedendo con le valutazioni, chiuderemo l’istruttoria entro 2-3 mesi”) e per spiegare come, dopo aver adottato alcuni mesi fa il Dpss (Documentazione di Pianificazione Strategica di Sistema), “da ora al prossimo anno e mezzo elaboreremo il vero e proprio nuovo Piano Regolatore Portuale di Sistema”. PImmediata l’opposzione del sindaco di Vado Ligure, Monica Giuliano: “Ribadisco il No deciso da parte dell’amministrazione comunale a questi depositi, tra l’altro assolutamente incompatibili con gli indirizzi e gli impegni assunti in questo mandato”.

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